Il 38enne ucciso da una coltellata la notte della vigilia di Natale, hanno voluto chiarire i legali, non era né spacciatore né assuntore. Elemento chiave dell’indagine della Procura il racconto di un testimone, che avrebbe assistito a buona parte della scena da un balcone di via Vico


CAMPOBASSO. Cristian Micatrotta non aveva nulla a che fare con il mondo della droga. Non era uno spacciatore e non era neppure un assuntore.

A meno di una settimana della morte del 38enne, ucciso la notte della vigilia di Natale da una coltellata alla gola sferrata da Gianni De Vivo, la famiglia del geometra campobassano affida agli avvocati, Fabio Albino e Domenico Fiorda, il compito di chiarire un elemento essenziale.

“La famiglia – le parole dei legali – chiede che siano tolte le ombre sulla figura di Cristian e che non si dica che lui era coinvolto in vicende di droga. Non lo era”.

Di fatti relativi al mondo della droga aveva parlato, nell’immediatezza dell’accaduto, la stessa Procura di Campobasso. Una precisazione, quella degli avvocati della famiglia Micatrotta, che arriva all’indomani del funerale. Una cerimonia commossa e sentita, in cui al dolore della famiglia e degli amici si è aggiunto quello di una comunità intera, sconvolta da un terribile fatto di sangue.

Come hanno chiarito gli avvocati, il 38enne non ha ricevuto altre ferite al corpo, al di là di quella letale che lo ha colpito alla gola e gli ha reciso la carotide. Se come ha detto Mariano Prencipe, avvocato difensore di Gianni De Vivo – che resta in carcere a Benevento dopo la convalida del fermo – prima della coltellata fatale c’è stata una colluttazione, “il mio assistito è stato colpito con calci e pugni”, le parole di Prencipe, Micatrotta non ha partecipato alla lite. Nella quale uno dei due uomini che erano insieme a lui è stato ferito col coltello al braccio.

Così come, hanno voluto precisare ancora Albino e Fiorda, De Vivo e Micatrotta non avevano i rispettivi numeri di telefono. Per cui le telefonate che sarebbero intercorse prima dell’aggressione e dell’accoltellamento avrebbero coinvolto anche queste uno dei due uomini che con Cristian era andato in via Vico. Elemento questo facilmente accertabile dal tracciato telefonico dei cellulari sequestrati dai carabinieri.

Mentre per la ricostruzione dell’accaduto risulta rilevante a testimonianza di una persona residente in via Vico che avrebbe assistito a buona parte della scena dal balcone. I carabinieri hanno già raccolto il suo racconto.

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