Per capire se sarà un clamoroso flop anche per il notevole ritardo con cui è stata introdotta, non ci vorrà molto. Il Garante per la privacy ha finalmente dato il nullaosta alla pubblicazione della app Immuni.  La si può trovare sia sul Play Store di Android sia sull’App store di Apple. isNews ha installato e testato l’applicazione di Contact tracing del Ministero della Salute: ecco come funziona e come si configura, e quali sono i possibili pro e contro di questa applicazione nata per aiutare a contenere la pandemia. GUARDA IL VIDEO TUTORIAL


ROMA. Dopo l’okay del Garante per la Privacy, l’app anti-Covid Immuni è finalmente scaricabile dagli store di Google e Apple: isNews ha installato e testato l’applicazione di Contact tracing del Ministero della Salute, realizzando un breve video tutorial per aiutare i lettori a comprendere meglio come funziona. Sviluppata dalla milanese Bending Spoons, Immuni, come spiega Repubblica.it, da subito inizierà a raccogliere dati ma il sitema di notifiche sarà attivo da lunedì 8 giugno solo in quattro regioni: Puglia, Abruzzo, Marche e Liguria. Poi “nel giro di qualche giorno”, fanno sapere dal ministero dell’Innovazione, in tutta Italia. “Più che una sperimentazione si tratterà di un test”, ha spiegato Pierluigi Lopalco, epidemiologo a capo della task force pugliese per l’emergenza coronavirus.

Per scaricarla è necessario avere i sistemi operativi aggiornati all’ultima versione (basta controllare in Impostazioni > Info dispositivo oppure alla voce Verifica Aggiornamenti, NdR): su iPhone l’app richiede iOS 13.5, sui dispositivi Android è richiesta almeno la versione 6 e Google Play Service nella versione 20.18.13. Sul sito del governo dedicato all’app è specificato che si sta lavorando lavora anche per rendere disponibile “al più presto” l’app sull’App Gallery di Huawei per consentire “agli utenti di alcuni modelli di smartphone Huawei di usare Immuni”.

Una volta installata – anche tramite il sito ufficiale – basterà inserire pochi dati e il sistema funzionerà in automatico: saranno gli smartphone sui quali è presente l’app – quando si troveranno a una distanza inferiore a un metro – a scambiarsi dei codici generati automaticamente e in maniera anonima così da poter risalire a chi è a rischio nel caso qualcuno risulti poi contagiato. Se una persona dovesse contrarre il coronavirus, potrà liberamente decidere di condividere il suo codice con l’Asl di riferimento, che farà poi partire una notifica di allerta su tutti i telefoni di coloro che sono venuti a contatto, anche in maniera inconsapevole, con il contagiato. In pratica, se dovessimo risultare positivi starà a noi decidere se consentire l’invio delle notifiche agli altri. “Se sono in fila al supermercato – spiega Lopalco – e non viene rispettata la distanza di un metro, il mio smartphone scambierà un codice con il telefono di chi mi è accanto. A quel punto, se io il giorno dopo dovessi risultare positivo, la persona che inconsapevolmente è stata a contatto con me lo verrà a sapere”.

I dati raccolti saranno conservati sui singoli dispositivi e non su un server centrale. Il sistema non traccerà gli spostamenti ma solo i contatti di prossimità tra smartphone e le informazioni potranno essere condivise solo con l’autorizzazione del proprietario dell’utente. Infine, tutti i dati raccolti e condivisi con il server centrale, gestito da Sogei, saranno cancellati entro dicembre 2020.

Il presupposto essenziale per valutare sul lungo periodo l’efficacia di questo strumento, come isNews aveva già anticipato, è che necessita di essere scaricato da più della metà della popolazione, quindi da oltre 30 milioni di italiani. Solo in questo caso Immuni potrebbe consentire di contenere una possibile recrudescenza dei contagi da Sars-Cov2 e aiutare nella fase due evitando di chiudere di nuovo il Paese. A rendere subito complicato il cammino della app ci ha però pensato un virus informatico diffuso in queste ore da una finta email che si richiama a Immuni e che è in grado di veicolare un ransomware in grado di mandare in tilt il proprio computer.

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