La riflessione dell’europarlamentare molisano, dopo la presentazione dei dati della rilevazione, che evidenziano il drammatico calo demografico del Sud


CAMPOBASSO. “Un territorio che perde i suoi giovani è un territorio che perde il futuro. E il Mezzogiorno ha bisogno di tutto, tranne che di perdere ulteriore terreno. Il drammatico calo demografico che nell’ultimo decennio ha colpito il Sud Italia, oltre a riflettere il profondo disagio che impoverisce il nostro tessuto sociale, testimonia che la questione meridionale è tutt’altro che risolta. Inutile nascondersi dietro un dito”.

Queste le valutazioni di Aldo Patriciello, europarlamentare e membro del Gruppo Ppe al Parlamento europeo, in merito alle anticipazioni del Rapporto Svimez sull’economia e la società del Mezzogiorno 2018, presentate a Roma alla presenza del Ministro per il Sud Barbara Lezzi.

“Quasi due milioni di cittadini emigrati – ha rimarcato Patriciello – costituiscono un dato più che allarmante. Fino a quando si continuerà a non affrontare seriamente il nodo della enorme sperequazione presente nella nostra penisola – sarà difficile ritornare ai livelli di ricchezza pre-crisi e arrestare, di conseguenza, l’emigrazione dei nostri giovani. E non lo dico soltanto io – ha aggiunto l’europarlamentare molisano – ma tutti i principali centri di ricerca e statistica nazionali ed europei: senza uno strutturale processo di crescita del Mezzogiorno è impensabile generare livelli di sostenibilità economica adeguati per l’intero Paese. A meno che non si voglia istituzionalizzare una volta e per sempre il divario tra nord e sud ed applicare un principio di darwinismo territoriale, in base al quale solo le Regioni ricche saranno in grado di sopravvivere e reggere la sfida competitiva, mentre quelle a basso reddito resteranno perennemente indietro”.

“Occorre dunque – ha affermato Patriciello – recuperare quella centralità politica smarrita negli ultimi anni e realizzare una base su cui costruire un discorso a lungo termine: serve un vero e proprio Piano Marshall per il Sud, che sia il frutto di una strategia tra Unione Europea, Governo e istituzioni regionali. Abbiamo già ampiamente sperimentato l’inefficacia di interventi emergenziali o dettati da particolari circostanze del momento. C’è bisogno invece di invertire la rotta e di dare un segnale di forte discontinuità con il passato: un Mezzogiorno periferia economica del Paese non conviene a nessuno. I dati di questi ultimi giorni – ha concluso – non fanno altro che certificare una realtà ben nota a tutti ma che stranamente, fino ad oggi, fa fatica ad entrare nelle priorità dell’agenda politica del nostro Paese”.

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