Basso il ricorso all’incentivo. Lo studio della Cgia analizzando i dati di Enea e Istat


CAMPOBASSO/ISERNIA. C’è il Molise tra le regioni italiane che, a conti fatti, hanno ‘snobbato’ il Superbonus. Con 3.147 asseverazioni depositate al 30 aprile 2024 l’incidenza percentuale di queste ultime sul numero degli edifici residenziali esistenti, 107.314 (censimento 2011), è stata pari al 2,9 per cento.

Il dato emerge dallo studio della Cgia su dati Enea e Istat. L’onere medio a carico dello Stato è stato di 243.790 euro (247.531 euro valore medio Italia) , 767,2 milioni di euro le detrazioni maturate per lavori conclusi. Per quanto riguarda l’onere medio a carico dello Stato, il picco massimo si è registrato in Valle d’Aosta (401.671 euro per edificio), il più basso in Toscana (182.930 euro).

“Fino ad ora il Super Ecobonus 110 per cento è costato alle casse pubbliche 122,6 miliardi di euro di detrazioni fiscali – si legge nello studio -. Ebbene, se lo Stato, anziché finanziare quasi esclusivamente l’edilizia privata, avesse investito queste risorse (pari a oltre 6 punti di Pil) per realizzare alloggi pubblici ad un costo ipotetico di 100mila euro cadauno, potremmo contare su 1,2 milioni di nuove unità abitative. Pertanto, in linea puramente teorica, avremmo potuto demolire tutte le 800mila case popolari presenti in Italia, molte delle quali versano in condizioni fatiscenti, e ricostruirle con tecniche innovative e con classi di efficienza energetica elevate. Non solo. Grazie a questa operazione disporremmo di 400mila alloggi pubblici in più di quanti ne contiamo adesso. Insomma, investendo tutte queste risorse nel social housing avremmo in massima parte risolto l’emergenza abitativa che colpisce, in particolare, le fasce sociali più deboli del nostro Paese corrispondenti, secondo il Censis , a 3,5 milioni di persone.

Il Superbonus, invece, sino ad ora si è comportato come un Robin Hood al contrario: ha tolto ai poveri per dare ai ricchi. Con una spesa di oltre 122 miliardi, nei prossimi anni sarà molto difficile far quadrare i nostri conti pubblici, pregiudicando la possibilità di reperire nuove risorse aggiuntive da destinare alla sanità pubblica, all’edilizia sovvenzionata e per contrastare la povertà e l’esclusione sociale. Settori, quelli appena citati, di primaria importanza, perché costituiscono l’asse portante del nostro welfare che, in massima parte, è chiamato a sostenere le persone meno abbienti dal punto di vista economico e sociale”.