In una lettera indirizzata ai consiglieri regionali l’associazione ambientalista ha esposto le proprie ragioni


PIZZONE. “Fuori luogo, fuori tempo e fuori scala”. Per il Wwf Molise il progetto Pizzone II è inaccettabile: in una lettera aperta indirizzata ai consiglieri regionali, l’associazione ha esposto le proprie motivazioni, formulando riflessioni di carattere burocratico, ambientale e politico.

“La trasformazione dei bacini di Montagna Spaccata e di San Vincenzo al Volturno – scrivono i referenti – in un sistema di bacino di accumulo ci appare irricevibile. Ci risulta che le indicazioni del Piano nazionale per l’Energia e il Clima richiederebbero, per l’installazione di nuovi impianti di accumulo, la delineazione di criteri localizzativi in accordo con le Regioni, anche al fine di evitare impatti negativi sull’ambiente. Noi però non siamo al corrente della precedente definizione di detti criteri”

A non convincere il Wwf Molise è anche il luogo individuato per la realizzazione del progetto: i lavori richiederebbero molto tempo e questo potrebbe mettere a rischio la zona che si caratterizza per peculiarità ambientali come zone umide preziose per la biodiversità e elementi di forte attrazione turistica. Il tutto poi avverrebbe nelle pertinenze e nelle vicinanze del Pnalm e della rete Natura 2000. A tal proposito, la Commissione Europea mira ad espandere la rete delle aree protette fino al 30% del suo territorio e a dedicare una protezione di tipo integrale al 10% della superficie di tutti i paesi dell’UE.

“Anche volendo ammettere che l’opera possa essere ritenuta urgente e strategica – spiegano dall’associazione – bisogna  pure riconoscere che essa possa arrecare un danno a tutti gli obiettivi ambientali individuati nell’accordo di Parigi: emissioni di gas serra, attività delle persone e degli animali, stato dei corpi idrici, uso delle risorse naturali, inquinamento e protezione e ripristino degli ecosistemi e che nei luoghi in questione, pur con tutte le accortezze che si potessero adottare, risultano altamente probabili”.

“Definire dei vincoli di tipo ingegneristico quindi sarebbe una scelta catastrofica. – si legge nella lettera – Infatti, mentre possiamo sperare che alla conclusione dei paventati lavori dei bacini la situazione energetica, grazie a diversi e più pacifici climi politici e alla ricerca e sviluppo nelle nuove tecnologie, possa essere diventato un problema di minore emergenza, ben poche speranze abbiamo nell’immaginare un ambiente naturale che avrà ancora, se non fortemente tutelato, una buona capacità di fornire sufficienti servizi ecosistemici all’umanità. Senza dimenticare che l’area in questione ospita specie faunistiche e floreali di particolarissimo pregio, i cui habitat sono particolarmente delicati e poco inclini ad assorbire azioni di disturbo”.

Nuove installazioni, unite al taglio di boschi o a scavi in roccia, comporterebbero dei danni anche per il settore turistico: “Il Pnalm, l’Abbazia di San Vincenzo, la presenza dei laghi assieme a centri visite e musei naturalistici e culturali – sostengono gli scriventi – creano un polo attrattivo importante e significativo, ampiamente pubblicizzato su siti di viaggi. Va riconosciuto che il settore turistico non è, sebbene recentemente in crescita, tra i settori trainanti l’economia regionale, ma esiste sempre la possibilità di svilupparne le potenzialità, sempre che, nell’attesa di tempi migliori e di generazioni educate ed attrezzate all’accoglienza, non si depauperino proprio quei beni che possano divenire risorse turistiche”.

Inevitabile, poi, una riflessione sullo spopolamento, tema centrale delle politiche molisane “Le ragioni di permanenza – concludono – in un territorio dipendono certamente dalla disponibilità di lavoro e dall’accesso a un reddito, ma, oltre a questo, a una adeguata qualità della vita, con la fruizione di servizi e il godimento di significativi rapporti sociali, assieme ad una soddisfacente organizzazione del tempo libero e una esperienza estetica gradevole, composta da paesaggi e produzioni enogastronomiche di qualità.  Probabilmente leggeri interventi di ammodernamento ed efficientamento degli impianti esistenti, la mitigazione di alcuni effetti visuali ed acustici che ad oggi esistono, una maggiore accortezza nella tutela e valorizzazione della risorsa idrica, sarebbero una strada da seguire per migliorare la produzione energetica con beneficio dell’ambiente e di chi in tale ambiente ancora trova ragioni di permanenza”.