“Che festa di m…!”: pranzo di pesce al ristorante finisce male, dissenteria fulminante e vomito

Circa quaranta persone sono rimaste intossicate da del tonno pescato e mangiato crudo: alcuni sono finiti in ospedale. Verità o fake news?


GUBBIO. Vomito, nausee, attacchi di dissenteria per una quarantina di persone che si sono sentite male in un ristorante di Gubbio dopo aver mangiato del pesce crudo, a quanto pare non abbattuto bene. “Scene apocalittiche”, dicono i testimoni, che hanno ripreso la scena diffondendola poi sui social network, dov’è rapidamente diventata anche oggetto di meme e post umoristici. Addirittura il canale YouTube Freeboting 4 Life ha riportato le note vocali dei soggetti coinvolti, con considerazioni comprensibilmente colorite.

I fatti, riportati dal Corriere Adriatico, risalgono a circa una settimana fa. I commensali, tutti membri di una società di pesca sportiva, avrebbero pescato il tonno loro stessi e avrebbero poi deciso di riunirsi per godersi il ‘meritato pasto’. Senza immaginare cosa sarebbe accaduto di lì a poco. I presenti hanno accusato dolori addominali e nausee, poi la situazione è degenerata in forti attacchi di dissenteria fulminante. Alcuni sono usciti fuori a vomitare, altri sono corsi nel bagno del locale.

In molti hanno dovuto fare i conti con diarrea e vomito e hanno avuto bisogno dei soccorsi. Sul posto sono arrivate due ambulanze del 118. Alcuni commensali sono stati portati in ospedale in codice verde. Tra i presenti ci sono anche attimi di panico. Tre o quattro sono svenuti sul posto. Rimarrebbe ancora da chiarire la causa dell’intossicazione alimentare. Sarebbe il caso di dire: “Che festa di m…”, ma la storia non finisce qui.

Nelle ultime ore stanno emergendo diverse considerazioni rispetto a questa notizia, diventata ormai virale. Sono molte le cose che non tornano, ragionando a mente fredda. In autunno la pesca al tonno con lenza è consentita, ma per farla da Gubbio bisogna raggiungere il mare: i luoghi migliori sono quelli sul litorale toscano e laziale. E non basta: bisogna prendere una barca e poi andare al largo. Insomma, non una battuta di pesca di qualche ora: questo renderebbe la storia meno credibile, se si considera il dettaglio per il quale la mangiata al ristorante ha fatto seguito all’uscita dei pescatori, che sarebbero dovuti partire prestissimo, praticamente la notte precedente, per rientrare in Umbria al mattino. Non solo: la comitiva avrebbe portato i frutti della loro uscita in un ristorante a Gubbio e qui si sarebbe fatta servire il pesce crudo. Il che sarebbe di fatto un reato, visto che i ristoranti devono aver tracciato tutto il cibo che portano a tavola e quindi nessuno, in regola, accetterebbe mai di servire pietanze i cui ingredienti sono portati da casa. Inoltre, per servire il pesce crudo serve – come detto – che l’alimento venga prima abbattuto, cioè portato a una temperatura di -20° centigradi per almeno 24 ore. Alternativamente si può tenere il pesce in un comune freezer per almeno 96 ore. Nessun ristorante che si rispetti avrebbe mai servito del pesce portato da casa alle condizioni descritte nella storia di Gubbio. Inoltre, al momento mancherebbe ancora una versione da parte di forze dell’ordine o sanitari del 118. Quaranta persone intossicate, ambulanze intervenute, incidenti d’auto: troppo perché non ci siano comunicati ufficiali. Il confine tra notizia virale e fake news, in questi casi, diventa molto labile.

Pierre