L’intervento della Cgil alla luce dei dati diffusi dal rapporto annuale di Antigone

CAMPOBASSO. Nei penitenziari molisani sono presenti 321 detenuti a fronte di una capienza tollerabile di 271 persone.

Questi i dati diffusi dal Ministero della Giustizia, al 30 aprile di quest’anno.

A darne notizia è Giuseppe Merola, coordinatore regionale Fp Cgil Abruzzo Molise- Funzioni Centrali (Ministeri) che torna nuovamente a rivendicare la necessità di aprire serie discussioni sulle politiche detentive nel nostro Paese, con il giusto rafforzamento dell’esecuzione penale esterna, affinché vi siano ottimali situazioni lavorative per il personale e di vivibilità per la popolazione detenuta.

“Occorre promuovere una nuova sensibilizzazione politica, giuridica ed istituzionale sul sistema penitenziario, con il coinvolgimento di tutti gli attori sociali ed associazionali, affinché vi sia una seria riforma sulle precarie ed inaccettabili condizioni di vita all’interno delle carceri, con un relativo innalzamento del modello di civiltá sociale nostro Paese ed idonee soluzioni di welfare che rispondano al fabbisogno costituzionale – continua Merola – 

Case Lavoro (con poco o niente lavoro, come il caso di Vasto), suicidi tra le fila della popolazione detenuta e Polizia Penitenziaria, gesti autolesionistici, bambini in carcere con le madri, presenza di detenuti affetti da problematiche psichiatriche, aggressioni, carenze strutturali, organiche (di tutti i ruoli professionali, spesso con posizioni organizzative non riconosciute o sottovalutate), di mezzi e risorse sono ormai la punta dell’iceberg di un sistema che urge, oggi più che mai, logiche emancipative ed investimenti che tengano realmente conto della dignità umana e dei servizi istituzionali espletati quotidianamente con spirito di sacrificio – prosegue senza mezzi termini –  Durante l’emergenza epidemiologica, si sono registrate diverse vicissitudini negli Istituti Penitenziari che, allo stato dei fatti, impongono inevitabili riflessioni.

È il momento delle riforme, del coraggio e delle scelte, per uno Stato di diritto che tuteli l’intera comunità penitenziaria, nella sua più ampia articolazione e vulnerabilità. Serve prevenzione e progettualità trattamentali che tengano conto della probation, quale sfida europea sulle pene”.