In regione si registra il numero maggiore di pazienti che ‘migra’ verso altre strutture per interventi e terapie complesse. Lo studio e la top 20 degli ospedali che attirano utenti da tutta Italia


CAMPOBASSO. Interventi e terapie complesse: il 30 per cento dei molisani sceglie di curarsi altrove. In regione si registra infatti il numero maggiore di pazienti che ‘migra’ verso altre strutture per interventi e terapie complesse. Lo rivela lo studio pubblicato dal Sole 24 Ore, stilando la mappa dei grandi osperdali italiani che attirano pazienti da tutta italia.

Stilata dunque la mappa dei maxi poli messa a punto dai tecnici del ministero della Salute e dal suo Dg della Programmazione Americo Cicchetti utilizzando gli ultimi dati delle schede di dimissioni ospedaliere appena pubblicate.

Dati con cui è stata stilata una top 20 dei grandi ospedali – non una classifica delle migliori performance ci tengono a precisare dal ministero – che emerge dopo aver selezionato gli ospedali con maggior numero di dimissioni ospedaliere (l’11%di tutta la casisistica per ricovero ordinario e day hospital) a cui viene poi assegnato un punteggio frutto di un mix di due indicatori: il peso medio della casistica dei Drg (la complessità dei casi trattati) e l’attrattività dei pazienti in arrivo da altre regioni (la mobilità).

La mappa vede ben 5 ospedali della Lombardia (10 milioni di abitanti) in questo elenco di 20 grandi nosocomi top di cui tre concentrati a Milano a occupare le prime posizioni per “score” più alto – Il Galeazzi, l’Humanitas di Rozzano (nell’hinterland milanese) e l’Irccs San Raffaele – e soltanto due strutture per tutto il Sud Italia (per quasi 20 milioni di abitanti) e cioè l’ospedale Casa sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo in Puglia e l’azienda ospedaliera Monaldi di Napoli.

Da segnalare nella top 20 anche tre ospedali in Toscana – azienda ospedaliera pisana, quella senese e il Careggi di Firenze- e altri tre del Veneto (l’azienda ospedaliera universitaria di Verona, quella di Padova e l’ospedale Sacro cuore Don Calabria di Negrar) e infine tre a Roma e cioè il Gemelli, il Campus Biomedico e il San Camillo Forlanini. Ma il dato eclatante è che se si aggiungono anche il Mauriziano di Torino e il San Martino di Genova ecco che la metà dei grandi ospedali della top 20 è tutta al Nord, mentre 8 sono al Centro (ai tre toscani e tre di Roma si aggiungono il Sant’Orsola di Bologna e gli ospedali riuniti di Ancona) e solo due appunto al Sud.

Il report appena pubblicato dal ministero della Salute sulle dimissioni ospedaliere innanzitutto segnala come le attività di ricovero siano riprese dopo il calo durante il Covid quando si erano registrati 6,817 milioni di dimissioni ospedaliere risalite nel 2022 a 7,646 milioni per poi sfiorare gli 8 milioni nel 2023 secondo i dati preliminari (7,957 milioni). Tornando al tema della mobilità dei pazienti in cerca di cure migliori emerge sempre dal report che ben l’8,3% dei ricoveri è stato effettuato in una regione diversa da quella di residenza del paziente; la quota è tornata ai livelli del 2019, dopo essere scesa a 7,2% nel 2020, con una lieve ripresa nel 2021 (7,8%).

Si tratta di ben 441mila ricoveri fuori Regione (considerando solo quelli per acuti): si va così dal 30,4% per il Molise, il 28,4% per la Basilicata e il 21,2% della Calabria al 5% della Lombardia, al 5,4% dell’Emilia e al 6,2% del Veneto.

“Ciò purtroppo dimostra – evidenzia in merito il ministro della Salute Orazio Schillaci – che ancora troppi cittadini prevalentemente del Sud Italia devono muoversi per avere le migliori cure e ad affrontare costi notevoli sia economici che psicologici”.