di Pietro Ranieri
ISERNIA. C’è un’atmosfera quasi sospesa nel tempo durante l’incontro tra Nada Malanima e Francesca Valente al chiostro di Palazzo San Francesco, ieri 15 giugno durante Lettera 423. L’autrice e musicista offre al pubblico accorso per ascoltarla anche di sabato pomeriggio uno scorcio breve, ma estremamente luminoso, della sua bella anima. Si racconta, Nada, a partire anche dal significato del suo nome: ‘Niente’, un peso che da bambina la colpiva, ma che le ha anche consentito di trovare nuove dimensioni nella sua vita.
Riflessioni sull’amore, sul tempo che scorre, sulla natura, sull’identità e sulla morte: ci sono tantissimi spunti nel suo ultimo lavoro, ‘Come la neve di un giorno’, per Atlantide – distribuito per l’occasione in un’edizione limitata di pregio – a partire dal titolo. “Era una cosa che diceva sempre mio padre – racconta Nada – la neve di un giorno cosa dura? Pochissimo, quasi nulla. Così siamo noi: abbiamo poco tempo e dobbiamo goderne il più possibile”.
Il pubblico ascolta rapito le storie di vita e i racconti dell’autrice, che si mescolano tra sogno, realtà e ‘visioni’, appunto, in un modo quasi mistico e irripetibile. Ma c’è una riflessione forte anche sull’autodeterminazione e sul trovare nuovi significati sia per sé stessi che per la propria identità. Ed ecco che Nada, da ‘niente’, diventa ‘suono’ (in sanscrito). Un cerchio che magicamente si chiude, scoprendo quel senso che era sempre stato lì: come un vero percorso iniziatico, con l’allievo che raggiunge da solo l’ultima rivelazione del sapere. E tutto, improvvisamente, va al suo posto.
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