Isernia, Mario Tozzi a Lettera 423: “Amo questa città. Chi nega il climate change è un ipocrita” (VIDEO)

Il ricercatore e divulgatore ricorda i tempi in cui frequentava il Molise per lavoro: “Non è cambiato molto, ma è un bene”. E racconta il suo libro, ‘Mediterraneo Inaspettato’, nato per ricordare ai sapiens la storia più antica del ‘Mare Nostrum’


di Pietro Ranieri

ISERNIA. Nove brevi storie raccontate dal punto di vista di altre forme di vita, non umane. Nove personaggi femminili, archetipi del matriarcale, che offrono il loro sguardo inedito sul Mediterraneo, il ‘Mare Nostrum’ che ha fatto da culla alla civiltà europea per millenni. E che, oggi, è più in pericolo che mai.

Così Mario Tozzi – docente, ricercatore, conduttore televisivo e radiofonico, divulgatore – costruisce il suo ultimo lavoro editoriale, ‘Mediterraneo inaspettato’, per Mondadori, presentato ieri sera durante Lettera 423 nel Chiostro di Palazzo San Francesco a Isernia. Un altro pienone per il Festival della Lettura pentro, nel quale si costruisce un dialogo interessante e formativo sugli aspetti ancora nascosti di un mare che conosciamo da sempre. Ma, come ci ricorda Tozzi, pochi conoscono la sua storia più antica, gli eventi che hanno portato alla sua formazione, le vicissitudini che ha attraversato nei millenni e le straordinarie trasformazioni che ha subito nel corso della sua evoluzione.

È la cosiddetta ‘ante-storia’ del Mediterraneo, che Tozzi sceglie di raccontare attraverso la voce delle specie che lo abitano e dei loro antenati, cui ha dato sapientemente ‘corpo’ il giovane Mattia Giordani Tozzi, figlio dell’autore, che ha curato le letture dal testo. Spazio anche per ricordare i ‘bei tempi’ in cui il conduttore di ‘Gaia’ frequentava il Molise e Isernia: “Sono stato a mangiare nello stesso ristorante di allora, ho dormito nello stesso albergo. Non è cambiato molto. Ma non è una brutta cosa, anzi. Sono innamorato di questa terra e di questa città”.

Dal dialogo condotto da Gabriele Sabatini emerge la stupefacente armonia cui questo mare splendido, fondendosi con la storia della Terra, ha dato vita. Così si passa per tonni, scimmie, elefantesse – tutte declinate al femminile, come si diceva, perché testimoni di un ‘prima’ in cui l’Uomo era figlio di società intrinsecamente matriarcali – per raccontare le meraviglie di un ecosistema unico che l’intervento diretto dei sapiens sta sistematicamente distruggendo. Il libro nasce infatti anche dalla necessità di denunciare questi comportamenti, e soprattutto l’ipocrisia dei negazionisti del cambiamento climatico. “È dal Covid che si è acuito questo sentimento antiscientifico. Un movimento molto più politico che altro. Perché se ci dicessero che è una questione economica, lo capirei di più. Invece ci dicono proprio che il cambiamento climatico non è reale. Ma la scienza non è un’opinione: è fallibile, certo, ma sono dati, numeri, fatti. E questo a molti non piace, perché i fatti non sono contestabili. Questa crisi è molto più veloce e molto più grave delle altre subite dal pianeta nella sua storia. E la motivazione è condivisa dall’intera comunità scientifica: c’è dietro la responsabilità umana”.

Nel corso del lungo dialogo e delle domande del pubblico poi viene fuori, chiarissima, la preoccupazione davanti allo scempio di cui è quotidianamente vittima non solo il Mediterraneo, ma l’intero pianeta. Azioni e devastazioni indiscriminate operate dell’unica specie che, credendo di poter dominare i sistemi naturali, è stata in grado di dilapidare un autentico patrimonio, rubandolo alle generazioni future. “Provate a immaginare che genio del male dev’essere chi ha inventato la plastica: un materiale creato da zero per durare per sempre, ma che viene gettato subito dopo l’uso”. Oppure, un dato terrificante: il Mediterraneo rappresenta l’1 per cento dei mari di tutto il pianeta, e ospita di contro il 20 per cento di traffici commerciali. “Come può reggere? – si domanda ad alta voce Tozzi, e la risposta è terribile per tutti coloro che si preoccupano dell’ambiente: “Non può”.