Metrica rigorosissima e pungente, un’ironia alla Giuseppe Gioachino Belli, ma meno popolaresca, nel libro di sonetti in vernacolo, presentato al Circolo Sannitico di Campobasso


CAMPOBASSO. Un cultore della ‘campobassanità. Avrebbe compiuto 100 anni Michele di Tota, che nei suoi sonetti in vernacolo dipingeva un’epoca che sa di nostalgia.

Metrica rigorosissima e pungente, un’ironia alla Giuseppe Gioachino Belli, ma meno popolaresca, endecasillabi mai lasciati al caso per dipingere spaccati di vita di una Campobasso che amava profondamente. Anche nei suoi contrasti.

Grande successo per la presentazione del libro di poesie ‘Campuasce me sta bbuone attuorne’, il titolo come uno dei suoi versi, una riedizione dei ‘Sonetti campobassani’ di Michele Di Tota, che il figlio Giovanni ha ripubblicato per il centenario della nascita del padre, aggiungendo otto poesie rimaste inedite.

L’opera, per ‘Edizioni Palladino’, è stata presentata al Circolo Sannitico di Campobasso, gremito di amici che con Michele Di Tota avevano vissuto una stagione, anche quella del Campobasso in serie B e del periodico ‘Tiro rete’, che tutto era fuorché un giornale calcistico ‘normale’. Niente a che vedere con la presentazione delle partite e i tabellini. Il luogo fisico in cui erano stati pubblicati i primi sonetti.

Non è un caso, allora, che a dialogare con Giovanni di Tota sia stato l’avvocato Franco Mancini, che di ‘Tiro Rete’ era il direttore responsabile, pur essendo il più giovane di un gruppo di penne raffinate, di cui faceva parte anche Normberto Lombardi, che al Sannitico ha fatto un ricordo, commosso, di un amico. E di quella città che vive anche nelle rime dei sonetti, il mercato coperto pieno di vita, il corso pieno di negozi, ma con le serrande abbassate e le luci spente al passaggio della Processione del Venerdì Santo, i bar dello sport, i personaggi tipici.

La serata è stata tuttavia allegra, pur nei momenti amarcord. Con le letture di alcuni dei sonetti più caratteristici affidati alla sindaca Paola Felice, l’iniziativa ha ricevuto il patrocinio del Comune di Campobasso, all’inviata del Tg1 Felicita Pistilli, a due cultrici del dialetto come Patrizia Civerra e Rosa Socci, all’attore Diego Florio, con il fuoriprogramma dell’attore e regista Stefano Sabelli, alla poetessa Anna Minicucci.

In sala sorrisi di divertimento e di nostalgia. “C’è una generazione che purtroppo non esiste più – le parole usate da Giovanni di Tota – La generazione che aveva vissuto la guerra e poi il boom economico del Dopoguerra, che viveva con un’ironia e con un distacco che solo chi aveva visto la povertà e la morte negli occhi durante la guerra poteva capire”.

“Una Campobasso che ci è rimasta stretta nel cuore – ha rimarcato da parte sua Franco Mancini – della quale si può conservare la cifra identitaria anche attraverso personaggi come Michele Di Tota, grazie a quello che ha scritto e a quello che ha narrato”.

Carmen Sepede