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Con le vittorie di misura contro Empoli e Sassuolo, il Bologna e la Roma continuano il cammino verso la prossima Champion


di Matteo Mongiello

Con le vittorie di misura contro Empoli e Sassuolo, il Bologna e la Roma continuano il cammino verso la prossima Champions, accorciando anche su una Juve che non riesce più a vincere – solo 0-0 con il Genoa- e che vede ormai allontanarsi anche il secondo posto occupato dal Milan, trionfante a Verona. Buona la prima di Gotti sulla panchina del Lecce che batte la Salernitana in trasferta, strappando tre punti su tutte le inseguitrici nella lotta salvezza.

BUON SANGUE NON MENTE

Riscrivere tutto ciò che nei venticinque lunghissimi anni di carriera – tutti a tinte rossonere- ha compiuto suo padre Paolo è un ardua impresa e ai limiti dell’impossibile ma, dopo anni di prestiti per cercare più spazio per poi ritrovarsi con risicate e poco appaganti opportunità, Daniel Maldini ha finalmente trovato la sua dimensione nel Monza di Berlusconi e Galliani, fautori e probabilmente ‘portafortuna’ dei successi della famiglia Maldini.

In quella che sembrava poter essere solo l’ennesima stagione da relegato in panchina -come effettivamente si sono dimostrati i primi sei mesi ad Empoli- a far brillare la sua luce ci ha pensato mister Palladino, che lo ha fortemente voluto nel mercato invernale e gli ha messo tra le mani le chiavi della trequarti, sin da subito dominata.

Per l’ex Spezia sono già tre reti e un assist in appena sei partite con i brianzoli, tutti da tre punti e di grande bellezza come la punizione infilata sotto la traversa sabato con il Cagliari, legittimando così la certezza di aver ereditato da suo papà una bella dose di talento.

DAL FROSINONE A FROSINONE

Per migliorare il bilancio tutt’altro che positivo della prima stagione nella nuova esperienza Italiana di Valentin ‘Taty’ Castellanos, sbarcato nella capitale sponda biancoceleste ad agosto per la cifra di quindici milioni di euro, basterebbe all’argentino la possibilità di affrontare ogni weekend il Frosinone, già diventata sua vittima preferita e retroguardia capace di concedergli tre dei quattro gol totali messi a segno finora in campionato, ben il 75%.

La staffetta che si rinnova ogni settimana con il capitano e bandiera laziale Ciro Immobile non aiuta di certo l’ex Girona, più volte costretto a subentrare e a provare a fare la differenza nella mezz’ora finale concessa -spesso con scarsi risultati- ma quando vede gialloblu il numero 19 si scatena e, nel sabato sera al Benito Stirpe, sono bastati tre minuti dal suo ingresso in campo per realizzare la doppietta decisiva, fondamentale non solo ai fini di classifica della Lazio ma soprattutto per dimostrare al nuovo allenatore Tudor -in arrivo a Formello questa settimana- di non voler essere più dietro nelle gerarchie e di potersi giocare le sue carte su tutti i novanta minuti.

FLOP

ANDAMENTO LENTO

Nel simpatico gioco di accostare una canzone ad una determinata situazione o avvenimento per descriverla, risulta veramente facile trovare un brano che si sposi al meglio con tutto ciò che riguarda e interessa la corsa – se la si può chiamare veramente così- salvezza, scomodando Tullio De Piscopo con il suo successo Andamento Lento del 1988, inno perfetto per rappresentare ciò che sta avvenendo nei bassifondi della A.

Nonostante la vittoria del Lecce valga sempre tre punti, il suo peso specifico è raddoppiato se non triplicato dalla incapacità delle altre squadre di racimolare risultati utili, finendo addirittura con zero punti in questa giornata tra la quattordicesima e la ventesima del nostro campionato, con ben sette sconfitte e solo tre reti segnate.

Oltre alle già citate Salernitana -battuta proprio dai salentini- e Frosinone -caduta con la Lazio-, Sassuolo e Verona non riescono a fermare Roma e Milan ma, ad aver maggiori rimpianti, ci sono sicuramente Empoli, superata all’ultimo secondo disponibile dalla rete di Fabbian, Cagliari -sconfitta dalla magia di Maldini- e Udinese, apparsa fin troppo a ‘pancia piena’ dopo il trionfo sulla Lazio e contestata dalla curva dopo la sconfitta interna con il Torino.

AGGRESSIVI SOLO FUORI DAL CAMPO

Tra i dogmi di Massimiliano Allegri è da sempre presente la richiesta di maggiore aggressività sul rettangolo verde da parte dei suoi, messaggio non proprio preso alla lettera dai bianconeri che, con sette punti nelle ultime otto partite, hanno mostrato più rabbia e nervosismo in dinamiche estranee al gioco che nel campo stesso, a partire proprio dal condottiero da Livorno.

L’espulsione rimediata nel finale di Juventus-Genoa da Dusan Vlahovic – ammonito due volte in pochi secondi dopo essersi visto fischiare una carica sul portiere che lo ha portato ad insultare e applaudire ironicamente l’arbitro Giua- è solo l’ultimo capitolo di due mesi da incubo per i bianconeri e il segnale di mancanza di tranquillità più lampante è stato lanciato da Allegri stesso in un intervista postpartita a Sky dove, alla domanda di un giornalista, ha attaccato l’intelligenza nel formulare le domande di quest’ultimo-reputandolo addirittura incapace di capire il calcio- e dimostrando così in diretta tv che l’aria vagante nello spogliatoio è tutt’altro che tranquilla.