POLITICA & ATTUALITA'

Fusione Molise-Abruzzo, c’è chi dice no. Paglione: “Sarebbe uno sbaglio enorme”

Per il sindaco di Capracotta “rischierebbe di provocare danni ancora più gravi di quanti ne abbia causati questa autonomia arruffona e disordinata”


CAPRACOTTA. Molise e Abruzzo insieme? Un dibattito, quello innescato dalla raccolta di firme per l’indizione di un referendum, che si anima di giorno in giorno e che ha travalicato i confini regionali.

Opionione pubblica e mondo politito diviso su quella che naturalmente, al momento, resta solo una ipotesi. Sulla questione interviene anche Candido Paglione, sindaco di Capracotta. “Dico la mia – afferma – da amministratore di lungo corso nonché membro del partito, il Pd, che vede alcuni suoi autorevoli esponenti schierati decisamente a favore di questa ipotesi.

La mia idea è chiara: smembrare la regione Molise sarebbe uno sbaglio. Grande. Enorme. E rischierebbe di provocare danni ancora più gravi di quanti ne abbia causati questa autonomia arruffona, disordinata.

Certo, non nego che gli sciagurati propositi di autonomia differenziata impongano di attrezzarsi per non soccombere; non si può negare che le occasioni offerte con la nascita della regione Molise siano andate in buona parte sprecate, che la sanità funzioni male, che lo sviluppo delle infrastrutture sia fermo, che ci siano sul tappeto problemi incancreniti, che lo spopolamento sia un problema serio e urgente. Ma la soluzione non può essere quella di diventare il parente povero dell’Abruzzo: vi immaginate cosa significhi andare, ad esempio, all’eventuale nuovo capoluogo di regione con le attuali infrastrutture?”.

Ad avviso del sindaco di Capracotta se “proprio si vuole provare a invertire il trend, che lo si faccia aprendo un dibattito serio sul modello di sviluppo che vogliamo immaginare per il futuro del Molise che io vedo solo e soltanto come regione autonoma, che collabora con le altre realtà territoriali per i servizi, che dialoga con Bruxelles e che progetta il suo ruolo decisivo come hub tecnologico e come cerniera tra nord e sud nonché quale passaggio obbligato tra Tirreno e Adriatico. Per fare questo – evidenzia infine – non serve una regione più grande, molto più semplicemente serve una governance efficace e una comunità regionale, dalla montagna alla costa, che sia parte attiva di questo nuovo e moderno modello di sviluppo”.

Deborah

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