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L’Inter in versione schiacciasassi si invola verso la seconda stella dopo il quarto passo falso consecutivo della Juventus


L’Inter in versione schiacciasassi si invola verso la seconda stella dopo il quarto passo falso consecutivo della Juventus- fermata sul pari a Verona- e la sconfitta nel derby lombardo del Milan con il Monza, che fallisce il sorpasso proprio sui bianconeri, permettendo ad Atalanta e Bologna di avvicinarsi dopo le vittorie con Sassuolo e Lazio.

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UN TESTA A TESTA DA CINEMA

In un campionato che vede oramai andare lo scudetto nella direzione della Milano nerazzurra, a tenere incollati allo schermo gli appassionati ci stanno pensando Atalanta e Bologna, protagoniste di un duello a suon di vere e proprie ‘lezioni di calcio’ per l’ultimo posto disponibile per la prossima Champions League.

Per la compagine di Gian Piero Gasperini la convincente vittoria sul Sassuolo – la quinta consecutiva in campionato- porta la firma dei soliti Pasalic e Koopmeiners, oltre alla prima rete in neroazzurro di Bakker, ma soprattutto di Marco Carnesecchi -tanto voluto dal Gasp in estate e oramai titolare tra i pali a discapito di Musso-protagonista di un rigore parato – due se consideriamo il primo errore di Pinamonti ma annullato dal VAR- e di un altro paio di ‘miracoli’ che hanno permesso ai bergamaschi di ottenere l’ennesima porta inviolata della stagione.

I tre punti ottenuti all’Olimpico in rimonta dal Bologna sulla Lazio- seconda vittoria esterna in questa serie A e quarto successo di fila- permettono alla squadra di Thiago Motta -sempre più pronto al grande salto in una big- di non perdere il passo dell’Atalanta rimanendo a pari punti al quarto posto, frutto del grande talento e di una grande mentalità, sorprendente vista la giovane età media della rosa e utile nel lunch match per ribaltare l’iniziale vantaggio biancoceleste di Isaksen con i gol di El Azzouzi e del solito Zirkzee – doppia cifra per l’olandese e prossimo uomo mercato in estate-.

CASA DOLCE CASA

A comandare nel limbo, ‘habitat naturale’ da troppe stagioni, c’è il Torino di Ivan Juric- al passo d’addio dopo la rottura con il presidente Urbano Cairo- che ha fatto dello stadio Olimpico grande Torino un fortino inespugnabile, ‘buttato giù’ solamente dalla capolista Inter nel lontano ottobre.

Il 2-0 sul Lecce nell’anticipo del venerdì con reti degli innesti estivi Bellanova e Zapata – con tutta probabilità i due uomini copertina dei granata in questa stagione- ha permesso al Toro di raggiungere quota 36 punti, gli stessi del Napoli, e di rimanere in corsa per un posto in Europa specialmente grazie alla difesa – miglior retroguardia per gol subiti in casa alla pari dell’Inter con sei e terza in generale proprio dietro ai nerazzurri e alla Juventus con venti- e al bottino cospicuo ottenuto tra le mura amiche- ventitré dei trentasei punti totali ottenuti sotto la Mole con sei vittorie e cinque pareggi in dodici partite-.

FLOP

UN RITORNO DA DIMENTICARE

Il Milan fallisce l’aggancio e il sorpasso al secondo posto sulla Juventus perdendo nel posticipo serale con il Monza del compianto Silvio Berlusconi- ritornata alla vittoria dopo due pareggi consecutivi- soprattutto per colpa di un turnover troppo ampio di Pioli ,utile a far rifiatare i big come Giroud,Leao e Pulisic in vista del ritorno in terra francese di giovedì con il Rennes per l’Europa League, ma rimpiazzati in maniera imbarazzante dalle seconde linee.

Sul banco degli imputati insieme a Jovic espulso all’inizio della ripresa, è finito Malick Thiaw, ritornato titolare dopo quattro mesi di stop per un problema di natura muscolare e subito protagonista in negativo nel naufragio difensivo dei rossoneri, con il tedesco che concede prima il rigore che permette a Pessina di sbloccare il match, poi devia sciaguratamente il tiro di Mota che inganna Maignan e porta all’intervallo sul doppio vantaggio i Brianzoli e conclude la serata tenendo in gioco Maldini in occasione della rete del nuovo e definitivo sorpasso Monza di Bondo, mandando in fumo la stoica rimonta ‘messa in piedi’ dai veri titolari, subentrati nella ripresa.

È SPARITO IL CHOLITO

Dodicesimo titolare nella stagione dello scudetto, desaparecidos in quella successiva: non c’è modo migliore per spiegare le due annate di Giovanni Simeone con la maglia del Napoli, pronta a scucirsi dal petto il tricolore tanto meritato nella scorsa serie A quanto malamente un lontano ricordo in questa.

Per il figlio di Diego Pablo, allenatore dell’Atletico Madrid, l’unica rete in questo campionato risale alla sesta giornata, nel 4-1 del lontanissimo 27 settembre ai danni dell’Udinese, data di inizio di un digiuno lungo ben diciannove giornate, condite da errori sottoporta e da insufficienze inanellate una dopo l’altra, voti horror che fanno aumentare il desiderio dei tifosi azzurri di rivedere in campo Victor Osimhen -fuori da natale per la Coppa d’Africa-, malamente rimpiazzato da un irriconoscibile ‘Cholito’.