CAMPOBASSO. “Il contratto di servizio con Trenitalia sigla di fatto la chiusura del Molise”. Ne sono convinti i sindacati che contestano le scelte della Regione. Sotto accusa la chiusura e della linea ferroviaria Termoli-Campobasso e la soppressione di altre corse.
“La viabilità è da sempre la questione centrale per lo sviluppo di un territorio non solo per l’accessibilità delle persone ma anche per la promozione economica delle risorse che quel territorio possiede – scrivono in una nota congiunta Filt Cgil Molise, Fit Cisl Molise e Orsa Ferrovia – Favorire uno sviluppo armonico delle infrastrutture significa disegnare il futuro, lavorare per assicurare i collegamenti in maniera strategica significa avere lungimiranza e facilitare il percorso di rinascita che una regione come il Molise da troppo tempo reclama.
Questo concetto sembra essere lontano milioni di anni luce dalle consapevolezze del governo regionale che palesa una chiara inclinazione a fare i conti del ragioniere piuttosto che avere la lungimiranza necessaria ad ogni politico.
Il ragioniere guarda il debito, vede i costi e taglia le spese ed è proprio quello che è accaduto nel nuovo contratto di servizio con Trenitalia. L’assessore regionale alle Infrastrutture Michele Marone, con nota ufficiale, ci ha comunicato la chiusura della Termoli/ Campobasso nonostante le risorse stanziate dal Pnrr per l’ammodernamento e l’elettrificazione della linea che avrebbero permesso di raggiungere Campobasso in un’ora. Verranno inoltre soppresse 4 corse sulla Campobasso- Napoli che saranno garantite non da autobus sostitutivi ma dal Tpl”.
I sindacati bocciano tale scelta. “Riteniamo questo fatto politicamente gravissimo poiché – sottolineano – si evince chiaramente la volontà di spostare il trasporto dal ferro alla gomma contro ogni principio sancito nel Pnrr, nei Fondi Europei, nelle azioni messe in capo in Europa e nel Paese. Spostare il trasporto su gomma con un sistema viario fatiscente come quello molisano non ha alcun senso logico e diventa inaccettabile. Con questi provvedimenti si taglia definitivamente ogni prospettiva di sviluppo per questa terra con decisioni assunte unilateralmente senza convocare le Parti Sociali nonostante una richiesta di incontro inviata addirittura in estate.
Poco importa a chi ci governa che verranno messi a rischio circa 50 posti di lavoro tra Ferrovie e indotto, poco importa il disagio di chi si recava a Napoli o Caserta per studio, lavoro o per trovare altrove l’assistenza sanitaria che ci hanno negato, poco importa il disagio che vivranno i disabili penalizzati fortemente nell’utilizzare autobus. Poco importa…quello che conta è che alla fine i conti tornino e non tagliando sprechi e privilegi, ma tagliando servizi. I conti tornano e i ragionieri sono soddisfatti!”.
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