L’Inter si aggiudica il titolo di campione d’inverno, vittoriosa sul Verona in un match thriller


di Matteo Mongiello

ROMA. Al giro di boa il titolo di campione d’inverno se lo aggiudica l’Inter, vittoriosa sul Verona in un match thriller, così come quello di Salerno che ha visto prevalere la Juventus negli ultimi istanti, mantenendosi così a due punti dalla capolista; il Milan scaccia la crisi con la quinta vittoria nelle ultime sei, mentre sprofonda sempre più il Napoli, che chiude al nono posto e con ventidue punti in meno rispetto allo scorso girone d’andata.

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CREDERCI FINO ALLA FINE. Nell’ultimo impegno del girone d’andata, le non proibitive sfide di Inter e Juventus-rispettivamente contro Verona e Salernitana fanalini di coda insieme all’Empoli- si sono rivelate molto più complicate delle aspettative, finendo addirittura per essere decise nel recupero e determinate da episodi cambia risultato.

Nel lunch match inedito del sabato a San Siro, l’arbitro Fabbri e il Var Nasca non ravvisano una gomitata solare di Bastoni ai danni di Duda e, nel proseguo dell’azione, il più lesto di tutti a ribattere il corto intervento di Montipò sulla conclusione di Barella è Frattesi che fa esplodere di gioia i nerazzurri, fortunati nell’ultima azione della partita quando il rigore assegnato al Verona e calciato da Henry si stampa sul palo, legittimando il successo per 2-1.

All’Arechi di Salerno serve ancora una volta un ‘incornata’ nel finale di Dusan Vlahovic – così come a Frosinone- per decidere il match, partito in salita dopo la rete di Maggiore, protagonista in negativo nel secondo tempo quando si fa buttar fuori per doppia ammonizione, facilitando il lavoro di rimonta ai bianconeri che, prima accorciano con Iling Junior, e poi attendono il recupero per ribaltare il risultato proprio grazie al settimo gol del serbo in campionato, arrivato su un cross perfetto di Danilo che regala tre punti vitali alla Juventus per rimanere in ‘scia’.

FINALMENTE CONTINUITÀ. Il doppio infortunio di Luis Alberto e Immobile, arrivato nell’arco di pochissimi minuti nella vittoria al Castellani di Empoli, suonava come ‘pioggia sul bagnato’ nella stagione della Lazio, ma si è rivelata come un’occasione per comprendere quanto fosse dipendente la squadra biancoceleste dai suoi due migliori giocatori.

La vittoria sul Frosinone della scorsa settimana ha messo in luce il talento di Isaksen e riportato sugli scudi le abilità di Taty Castellanos, bravissimo a cogliere con un gol e un assist l’occasione concessa da Sarri, mentre la vittoria esterna ad Udine – la terza consecutiva- ha dimostrato che il vero sostituto del ‘mago’ è Matias Vecino, decisivo con il suo inserimento a regalare i tre punti ai biancocelesti, ora proiettati in piena corsa Champions e con il morale alle stelle in vista dello scontro di Coppa Italia con i cugini della Roma, valido per un posto in semifinale.

IL NUOVO CHE AVANZA. Nella stagione dei debutti storici, a prendersi la scena nella chiusura del girone d’andata sono Chaka Traore e Dean Huijsen, giovani talenti lanciati in grandissime squadre come Milan e Roma e pronti a dire la loro nel panorama italiano e non solo.

Per il talentino ivoriano classe 2004 quella appena passata è possibile definirla come la ‘settimana da sogno’, iniziata con il debutto da titolare in coppa Italia contro il Cagliari – con annessa prima rete tra i grandi nella scala del calcio- e terminata con la prima rete in serie A dopo essere subentrato nei minuti finali a Rafa Leao, con la grande speranza di seguire le sue orme.

Il difensore olandese 2005 invece, dopo essere stato a un passo dal Frosinone, ha accettato la corte di Mourinho ed ha debuttato due giorni dopo aver firmato, in un Olimpico gremito ed in uno scontro d’alta classifica, mostrando enorme personalità e toccando più palloni di tutti i suoi compagni dal suo ingresso in campo, andando anche vicino alla sua prima rete tra i professionisti e dando così allo Special One finalmente una valida alternativa nel reparto difensivo.

FLOP

UN ESORDIO DA INCUBO. Il sogno di una vita per Pasquale Mazzocchi, nato a Napoli e partito dalle giovanili di Benevento, si è finalmente avverato in questa finestra di mercato quando, a distanza di anni, il cerchio si è chiuso e ha permesso al numero 30 di indossare quei colori azzurri da sempre voluti e finalmente arrivati ma che, in un attimo, si sono trasformati in uno dei peggiori incubi della sua carriera.

Subentrato a uno Zielinski con la testa oramai lontana da Napoli nell’intervallo, il debutto del terzino destro ex salernitana dura solamente quattro minuti, per via di un intervento killer a gamba alta sul ginocchio di Lazaro che costa prima il giallo e poi, in seguito a un controllo VAR, il rosso diretto al campano, costretto a lasciare in dieci i suoi e a vederli crollare sotto i colpi di un super Torino, marcando con una matita rossa quello che è il debutto più breve e , probabilmente, il peggiore della storia del Napoli e non solo.