Foto archivio (Ansa)

Le riflessioni dell’esperta sul periodo di festa “che offre la rara occasione di tornare a ciò che è autentico”


R.Francesca Capozza*

ISERNIA. Dinanzi a un mondo prevalentemente centrato sull’apparire, su ciò che si mostra, sulla fretta del fare, sull’istanza del rimanere in superficie (quasi l’approfondimento sia inutile e noioso) che porta a trascurare tutto quanto di non visibile fa parte della realtà e ne rappresenta il senso autentico, il Natale ci restituisce un diritto legittimo: il diritto al recupero dell’intimità, del contatto con la nostra essenza più pura, con il sogno, con la poesia. In cosa consiste la magia del Natale? Nella possibilità di recuperare quella dimensione emozionale della vita quotidiana, quella disponibilità allo scambio, all’armonia con gli altri e con l’ambiente di cui ognuno ha estrema necessità.

Francesca Capozza

Il Natale offre la rara occasione di tornare a ciò che è autentico e per questo va colta, come sapeva bene Charles Dickens che nel celeberrimo ‘Il Canto di Natale’ narrava come un avido e insensibile usuraio veniva svegliato nella notte dallo Spirito del Natale con cui sarà portato ad affrontare un viaggio nel tempo passato e futuro che gli consentirà di ricontattare i sentimenti che il Natale sommamente celebra – amore, condivisione, gratitudine- e di risensibilizzare il suo vecchio cuore indurito. Conosciamo anche la storia del Grinch, il peloso e verde eremita di Chinonsò. Lui odia il Natale, ma il suo cuore è più piccolo rispetto a quello degli altri abitanti della città, i Nonsochi. Alla fine della narrazione si svela il vero significato del Natale che non è legato alle cose materiali, ma ai sentimenti che esprimiamo l’uno per l’altro. Da questo momento il suo cuore diventerà grande ed imparerà ad amare il Natale.

Le festività invernali normalmente ci rendono più felici: assaporare l’atmosfera natalizia, vivere il Calendario dell’Avvento che sottolinea il sapore dell’attesa, addobbare l’abete insieme alla famiglia che rimanda alla consapevolezza di essere tutti insieme nonostante i problemi e le crisi, preparare specifici cibi e dolci che alimenta emozioni di intimità e fantasia, ecc.., sono azioni che sembrano rallentare i ritmi frenetici e stressanti della vita quotidiana ed aprire a quelli lenti e confortanti delle tradizioni che nutrono l’anima e le emozioni.

Le festività natalizie risvegliano inoltre i nostri ricordi d’infanzia felici che riguardano questo periodo dell’anno. I momenti in famiglia, l’attesa dell’aprire i regali, il calore dei preparativi e i sentimenti collegati a questi momenti sono la chiave per riesumare l’euforia tipica del Natale. È la capacità di sapersi sintonizzare con queste emozioni felici a donare al Natale quello spirito di leggerezza e di spensieratezza che molti provano.

Vi sono però alcune persone che non riescono ad apprezzare il Natale e provare felicità per l’avvicinarsi delle feste. La risposta risiede sempre nei ricordi. Un lutto anche se è stato elaborato e superato può tornare ad essere una presenza invadente durante questo periodo dell’anno. La mancanza di chi non c’è più torna sotto forma di un silenzio assordante che rende le festività natalizie tutt’altro che gioiose. Il Natale è un momento che si passa in famiglia e se una parte di essa viene meno la felicità non potrà essere completa. Allo stesso modo se si è cresciuti in una famiglia nella quale non mancavano umiliazioni, incomprensioni e screzi, ritrovarsi tutti riuniti può riportare a galla i ricordi negativi. Le emozioni negative però possono essere sostituite costruendo nuovi ricordi, proprio come succede al Grinch. I nuovi rapporti, o anche nuove modalità di stare insieme, possono aiutare a ritrovare il senso di calore tipico delle festività natalizie ed infondere nuovamente felicità. Il consiglio è quindi quello di passare le feste con chi ci fa stare bene così che anche il nostro cuore possa crescere come quello del verde protagonista della storia.

*psicologa- psicoterapeuta, specialista in Psicologia della Salute