L’autopsia ha accertato le cause del decesso. Indagini a tutto campo: non si esclude l’omicidio


TERMOLI. Quando è divampato l’incendio il clochard era vivo. Sì, perché l’uomo – ancora senza nome – è morto per asfissia. Questi, come confermato dalla Procura di Larino, i primi esiti sull’autopsia eseguita sulla salma della vittima del rogo di Pozzo Dolce a Termoli.

L’esame è stato effettuato presso l’obitorio del Policlinico di Chieti dall’equipe multidisciplinare guidata dal professore Cristian D’Ovidio dell’Università degli studi del capoluogo abruzzese.

Inoltre, per gli investigatori, l’incendio non è stato appiccato dal clochard.

La Procura dunque continua a lavorare per ricostruire i contorni della tragedia. Perché sono ancora tanti gli aspetti da chiarire. E nessuna pista può essere esclusa, compresa quella dell’omicidio.

Si ipotizza dunque la responsabilità di altre di altre persone. Per questo le indagini si sono concentrate nell’ambiente dei senzatetto.

Per quanto riguarda l’identità della vittima, gli elementi raccolti portano a pensare che possa trattarsi di un 30enne romeno, ma per averne conferma saranno necessari accertamenti più approfonditi.

La salma dopo l’esame autoptico, è stata nuovamente trasferita presso l’obitorio del San Timoteo di Termoli.