Il tecnico laziale, noto per i modi schietti, non le manda certo a dire: “Si potrebbe almeno cominciare dalle piccole cose, ma di sicuro ci direbbero che c’è un problema di ordine pubblico” nel far giocare le grandi su campi di provincia


CAMPOBASSO-ROMA. Silenzio: parla Maurizio Sarri. E quando parla un personaggio del genere, che di certo non è abituato a mandarle a dire, ci si può aspettare di tutto. In una lunga intervista a Repubblica il tecnico laziale ha parlato, tra le altre cose, di calendari affollati e Coppa Italia. E non manca di fare una battuta, con un grande fondo di verità, citando perfino l’Avicor Stadium di Campobasso.

“L’unico calcio sostenibile è quello inglese, il più tradizionalista, dove il sabato pomeriggio non c’è nessuna partita in tv perché la gente affolla gli stadi delle categorie minori – sottolinea l’allenatore – La finale di FA Cup è il match più visto al mondo dopo quella di Champions, eppure da cent’anni ha sempre gli stessi riti e si gioca a Wembley, mica in Arabia. Vorrà dire qualcosa? Lì c’è il tentativo di non fare cadere il movimento nella globalità. Così loro sono tutti ricchi, mentre i nostri ricchi sono i poveri d’Europa. Il calcio è uno sport emozionale: se gli togli l’emozione, a livello televisivo non è certo il migliore spettacolo del mondo. L’emozione la tiene viva il bambino che va allo stadio, ma non c’è futuro se si mira al pubblico degli highlights”, spiega Sarri.

“Un giocatore dovrebbe giocare al massimo 50 partite in un anno. Si potrebbe almeno cominciare dalle piccole cose, tipo rinunciare alle tournée estive e riportare la Coppa Italia ad agosto anche per le grandi, facendole giocare sui campi delle squadre di Serie C, che così farebbero incassi per campare tutto l’anno. Ma di sicuro ci direbbero che c’è un problema di ordine pubblico per cui la Juve non può andare a Campobasso.

La Coppa Italia, per Sarri, è “un evento clandestino cucito su misura per l’audience televisiva degli ultimi turni. Ma il calcio non è questo, è il Bayern che perde con una squadra di C”. E a ben vedere, non si può dargli completamente torto.