Le imprese non trovano lavoratori: a Isernia la percentuale è tra le più alte del Centro-Sud

Muratori, cuochi, camerieri e commessi: ecco le figure professionali di difficile reperimento in Molise


ROMA/ISERNIA. I disoccupati ci sono e sono tanti, ma al contempo le imprese non riescono a trovare le figure le professionali necessarie per mandare avanti le proprie attività.

È il paradosso del mercato del lavoro italiano che investe naturalmente anche in Molise. In particolare Isernia, dove si registra una delle medie più alte del Centro-Sud: esattamente il 38,8 per cento. Va un po’ meglio a Campobasso: la percentuale relativa alla difficoltà di reperimento è infatti del 36,5 per cento.

A fotografare la situazione è la Cgia di Mestre, analizzando i dati del 2022. Se i disoccupati in Italia sono poco meno di due milioni, di cui 800 mila circa in età compresa tra i 15 e i 34 anni, secondo il ministro del Lavoro, invece, sarebbero un milione i candidati che le imprese non riescono a trovare.

Non è una novità. “In Italia – ricorda la Cgia – da sempre la domanda e l’offerta faticano a incrociarsi. Ma c’è di più. Chi è alla ricerca di un lavoro spesso presenta un deficit educativo ed esperienziale notevole rispetto alle abilità professionali richieste dalle imprese. Detto questo, rimane il fatto che ci sono molte persone, soprattutto giovani, senza una occupazione, mentre tante aziende, anche nel Mezzogiorno, sono costrette a rinunciare a una quota importante degli ordinativi, poiché non hanno le risorse umane sufficienti per far fronte alle nuove commesse”. Dai dati di Unioncamere-Anpal, emerge un elenco delle prime 50 figure professionali di difficile reperimento.

In Molise le figure che risultano essere sempre più introvabili sono muratori (47,5%), cuochi (43,8%), camerieri (29,3%), commessi (26,9%) e addetti alle pulizie (13,2%). All’appello mancano, secondo lo studio, 2.120 lavoratori.

La Cgia ha ripartito il Paese in quattro aree geografiche, riscontrando che le maggiori difficoltà sono emerse al Nordest.

A Bolzano, infatti, nel 2022 si è registrata l’incidenza percentuale più alta pari al 52,5%. Seguono Pordenone con il 52%, Gorizia con il 48,8, Pavia con il 48,3, Trento con il 47,9, Udine con il 47,8, Bologna e Vicenza con il 47,7, Lecco con il 46,9 e Padova con il 46,8.

Sebbene il livello di disoccupazione nelle regioni del Sud si aggiri mediamente sul 15%, anche in questa ripartizione un nuovo posto di lavoro su 3 ha rischiato di non essere coperto. Le punte più elevate, comunque le scorgiamo a Chieti e L’Aquila con il 43,6%, a Caltanissetta con il 40,5%, Cagliari con il 39,2, Brindisi e Sassari con il 39, Siracusa con il 38,8, Isernia, Matera e Pescara con il 38,5, Benevento con il 38,1 e di seguito tutte le altre.

Analizzando l’incidenza percentuale delle difficoltà di reperimento, dal 2017 a oggi (settembre 2023) è più che raddoppiata. Se sei anni fa solo il 21,5 per cento degli imprenditori intervistati dichiarava di faticare moltissimo a reperire nuovo personale, nella rilevazione del mese scorso la percentuale è salita al 47,6 per cento

“È evidente – si legge nel rapporto –  che nei prossimi anni la tendenza è destinata a salire ulteriormente. Il combinato disposto tra calo della natalità e il progressivo innalzamento dell’età media dovrebbe creare non pochi problemi agli imprenditori che, tra le altre cose, saranno chiamati a sostituire un elevato numero di maestranze destinato al pensionamento”.

Deborah

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