Esclusa la premeditazione. Il processo in Corte d’Assise a Campobasso. Attesa per la sentenza


CAMPOBASSO. Ventuno anni e 3 mesi di reclusione: questa la richiesta di condanna del pm Viviana Di Palma per Gianni De Vivo, il 38enne campobassano accusato di aver ucciso Cristian Micatrotta, con una coltellata alla gola, la notte tra il 24 e il 25 dicembre 2021 in via Vico, nel capoluogo. Tutto per una questione di droga.

In Corte d’Assise a Campobasso si sta celebrando il processo, giunto ormai alle battute finali.

Quest’oggi, dunque, la requisitoria del sostituto procuratore, durata oltre un’ora, culminata appunto con la richiesta di condanna per omicidio volontario. Nella circostanza, però, il pm ha escluso la premeditazione.

La sentenza è attesa nei prossimi giorni. Una nuova udienza è infatti calendarizzata per il 14 settembre prossimo.

La vicenda ha sconvolto la città. E la battaglia legale consumatasi nel palazzo di giustizia ha visto il coinvolgimento di super consulenti di fama internazionale: dal generale Luciano Garofano, ex comandante dei Ris di Parma, noto per essersi occupato di alcuni dei più efferati fatti di cronaca, dall’omicidio di Cogne e di Garlasco, alla strage di Erba, alla genetista Marina Baldi, che si è occupata dell’omicidio di Yara Gambirasio, della scomparsa di Denise Pipitone, ma anche del delitto di Pier Paolo Pasolini e del caso di Stefano Cucchi.

L’udienza di oggi è andata avanti per buona parte della giornata di oggi. Alle 13, al termine della requisitoria del pm e degli interventi degli avvocati di parte civile, sono cominciate le arringhe degli avvocati difensori dell’imputato, arringhe che proseguiranno nell’udienza di giovedì 14 settembre.

Prendendo la parola l’avvocato Mariano Prencipe ha raccontato cosa disse De Vivo nell’immediatezza dell’accaduto. “De Vivo disse di essere stato aggredito e di essersi difeso – le parole del legale – e quella notte stessa al magistrato esternò il suo dispiacere per l’accaduto affermando di aver distrutto due famiglie”.

Prencipe ha poi sottolineato che anche un testimone ha riferito che De Vivo accoltellò la vittima dopo aver ricevuto un calcio e che mezz’ora prima del delitto il suo assistito chiamò la sua compagna chiedendole di raggiungerlo per passare insieme la notte di Natale. “E’ la dimostrazione – ha affermato Prencipe – che non aveva intenzione di uccidere”. “Non ci sono prove – ha concluso l’avvocato – che il coltello era di De Vivo”.