Con le nomine di oggi di Salvatore Micone e Michele Iorio l’esecutivo diventa a cinque assessori. Resta da coprire ancora la casella di sottosegretario, mentre c’è già chi protesta per essere stato escluso dalla ripartizione delle poltrone. Intanto tutti al lavoro per approvare il bilancio, per cercare di rispettare la data indicata dal governatore per l’approdo in aula del previsionale: inizio settembre


di CARMEN SEPEDE

CAMPOBASSO. Giunta regionale, Francesco Roberti chiude tutte le caselle, riservandosi di nominare il sottosegretario.

Con le nomine di oggi l’esecutivo regionale diventa a cinque assessori. Il numero massimo previsto dallo statuto regionale a cui Roberti è arrivato gradualmente, prima due, Gianluca Cefaratti (Il Molise che vogliamo) e l’esterno Michele Marone (Lega). Poi tre con l’innesto Andrea Di Lucente, di Forza Italia, a cui ha dato anche il ruolo di vice presidente, rompendo la tradizione politica che vuole governatore e ‘facente funzioni’ di partiti diversi. Poi cinque, con i decreti di nomina per i due esponenti di Fratelli d’Italia Salvatore Micone e Michele Iorio, con quest’ultimo che alla fine ha prevalso – la sponda gli è arrivata da Roma – su Armandino D’Egidio, che fino alla fine ha provato a giocarsi le sue carte.

La prima cosa che salta all’occhio è che in Giunta non c’è la rappresentanza femminile, c’è da dire che lo statuto non prevede l’obbligo della ‘quota rosa’ nell’esecutivo, anche se c’è già chi pensa al ricorso, in nome del rispetto delle pari opportunità, che ad esempio per i Comuni è vincolante. Per l’unica donna della maggioranza, sindaco dimissionario di Pozzilli Stefania Passarelli (Il Molise che vogliamo) è stato previsto l’incarico di vice presidente del Consiglio. Un ruolo di rappresentanza politica, non di amministrazione.

Altra cosa che colpisce le superdeleghe per Salvatore Micone, praticamente due assessorati in uno per il più votato del Consiglio regionale. I suoi 4.778 voti gli sono valsi le competenze su transizione digitale, politiche agricole e agroalimentari, sviluppo rurale, pesca, programmazione forestale, cultura, sport, turismo e tradizioni, marketing territoriale e sviluppo della montagna. Praticamente quello che nella precedente legislatura gestivano Nicola Cavaliere e Vincenzo Cotugno.

A Michele Iorio è stata assegnata la delega che gradiva di più, la sanità sotto forma dei rapporti con i Ministeri per l’attuazione del piano di rientro sanitario della Regione Molise, insieme a riforme istituzionali, coordinamento fondi europei, Pnrr e politiche di coesione.

Andrea Di Lucente, che come si diceva Roberti ha voluto come vice presidente, seguirà attività produttive, sviluppo economico, internazionalizzazione delle imprese, accesso al credito, politiche comunitarie, cooperazione internazionale, ambiente, energia e personale.

Gianluca Cefaratti, oltre a bilancio, finanza e patrimonio, politiche del lavoro, politiche sociali, terzo settore, politiche per l’immigrazione ha ottenuto da qualche giorno anche le politiche per la famiglia, giovanili e di parità e le politiche per l’inclusione.

L’unico esterno, il coordinatore regionale della Lega Michele Marone ha deleghe simili a quelle del suo mentor politico Matteo Salvini, del quale è consulente giuridico: lavori pubblici, viabilità e infrastrutture, insieme a sistema idrico integrato e demanio regionale.

Restano fuori dall’organigramma di governo i Popolari per l’Italia, Vincenzo Niro sembra in pole position per l’incarico di sottosegretario, così come è fuori ‘Noi Moderati’, la lista del presidente, che secondo rumors avrebbe provato a chiedere, senza ottenere, pari opportunità degli altri partiti nella distribuzione delle poltrone. Ricevendo il niet di Roberti e per Fabio Cofelice l’incarico di segretario nell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale.

Fuori anche l’Udc, che con il 3,54% non ha raggiunto il quorum e che con il suo leader nazionale Lorenzo Cesa ha rivendicato “agibilità politica”, tradotto un posto, e parlando di sgarbi ricevuti ha chiesto a Francesco Roberti la convocazione di un vertice di maggioranza, alimentando così il numero degli scontenti. In questo caso quelli fuori dal palazzo, che si aggiungono agli scontenti che nel palazzo sono entrati, ma sono stati tenuti fuori dalla Giunta secondo la volontà dello stesso Roberti per marcare la discontinuità con il governo Toma. Quindi niente assessorati per Vincenzo Niro e Nicola Cavaliere, che si contendono il ruolo di sottosegretario con l’uscente Roberto Di Baggio e un ruolo politico, peraltro il secondo vertice regionale, per Quintino Pallante, di FdI, nominato presidente del Consiglio.

Già da oggi la Giunta dovrà mettersi al lavoro a testa bassa, per lavorare sulle priorità indicate dallo stesso Roberti con la lettura delle linee programmatiche di mandato e cercare di recuperare il grandissimo ritardo sul bilancio. Per puntare a rispettare la data che il governatore ha indicato per l’approvazione del previsionale, che ad agosto tanto previsionale non è: i primi di settembre.