Il ristorante in pieno centro storico, a due passi dalla cattedrale, istituzione della città di Isernia, ha ricevuto consensi unanimi tanto da finire sulla rivista specializzata di Andrea Coppola. Una tradizione tracciata quasi un secolo fa dalla famiglia Antenucci


ISERNIA. Una storia che dura da quasi un secolo. Un’istituzione cittadina, a Isernia, quando si parla di buon cibo e di tradizioni culinarie molisane. Questo e tanto altro è l’Osteria Paradiso, affettuosamente chiamata ‘Ru Patreterne’, di Francesco e Claudio Antenucci. Una storia che comincia nel 1931, con il bisnonno Antonino Antenucci che apre una locanda semplice e accogliente tra i vicoli del centro antico di Isernia.

Da allora è un susseguirsi di successi: nel 1958, Michele – soprannominato, appunto, Patreterne – raccoglie il timone della ristorazione familiare prima con un piccolo e accogliente ristorante nella casa paterna, poi con il ristorante ‘La Molisana’ in via don Sturzo e infine il ‘California’ su corso Risorgimento, un dei più grandi locali isernini, casa di feste e matrimoni per anni. Infine, il trasferimento alla rampa del mercato, a pochi passi dalla cattedrale di San Pietro, e la ristrutturazione dei locali proprio quest’anno.

Oggi tutti sanno che per gustare la vera cucina isernina e molisana bisogna andare da Patreterne, che è diventata il punto di riferimento dei buongustai amanti delle tradizioni e dei sapori semplici, ma ricchi e ricercati. Claudio ha raccolto il testimone traghettando l’osteria nella modernità, e oggi è affiancato dal figlio, il giovane chef Francesco, che con la sua cucina è riuscito a conquistarsi un ruolo importante. Del resto, la ristorazione ce l’ha nel sangue.

Forse per questo grande amore che permea il lavoro di generazioni l’Osteria Paradiso è finita, con uno spazio di rilievo, sulla rivista specializzata ‘Trattoria Italia, un viaggio nella cucina regionale italiana più verace con 100 ricette’, di Andrea Coppola. Cotiche al sugo, sagne e fagioli, pancotto, baccalà alla griglia e torta al cioccolato: non potevano mancare nel viaggio che l’autore ha delineato girando tra ristoranti e trattorie d’Italia, dopo aver conosciuto Claudio e la sua leggendaria ospitalità. E come non citare gli antipasti di salumi, verdure e formaggi locali, i cremosi spaghetti al baccalà e alla carbonara, il baccalà alla griglia con patate al forno e pomodori, la grigliata di came mista con salsiccia, agnello, manzo, fegatelli, la scamorza arrosto con prosciutto, i dolci fatti a mano e gli immancabili liquori della casa, serviti – e ci mancherebbe – direttamente con la bottiglia gelata e i bicchierini. Da bere a piacere, per compagnia, per godersi il momento. Perché dopo cena non può mancare la partita a tressette, incorniciata dal cielo stellato isernino di queste serate sempre più estive. Una tradizione di famiglia che abbraccia un’intera città, nel segno di Michele e di quella linea tracciata quasi un secolo fa dalla famiglia Antenucci.