“Per la fauna selvatica serve un piano nazionale attuativo, sui prezzi del grano duro l’equa redistribuzione del reddito lungo tutta la filiera”


CAMPOBASSO. Fauna selvatica, costo del grano e cibo sintetico. Questi i principali rischi da fronteggiare secondo la Confederazione italiana agricoltori (Cia) per scongiurare il tracollo dell’intero settore.

Tematiche che sono state affrontate questa mattina, presso la sede della Cia Molise a Campobasso, dal presidente nazionale Cristiano Fini.

“Stiamo cercando di affrontare questi problemi, che con il tempo diventano delle vere e proprie emergenze per il comparto. Primo tra tutti quello legato alla fauna selvatica”.

“Noi abbiamo chiesto e ottenuto, sapendo però che non era sufficiente, nell’ultima manovra finanziaria la modifica della legge 157. Serve un piano nazionale attuativo, che dia i giusti strumenti di intervento alle Regioni, per cercare di limitare al massimo il numero dei cinghiali sul nostro territorio, prima di tutto per i danni che arrecano all’agricoltura, in secondo luogo per l’incolumità degli automobilisti, ma anche per scongiurare il diffondersi della peste suina africana che mette a rischio l’intero settore suinicolo. Dobbiamo quindi mettere in campo tutti quegli strumenti, compresa l’eradicazione, per cercare di limitare le presenze della fauna selvatica sul territorio nazionale” ha spiegato Cristiano Fini.

“Sul tema del cibo sintetico abbiamo una posizione totalmente contraria, perché riteniamo che nulla abbia a che vedere con l’agricoltura e che anzi potrebbe creare un enorme danno per il settore e per l’ambiente. Per questo continueremo a lavorare per contrastare l’iter di approvazione a Bruxelles. Il cibo sintetico porterebbe infatti alla chiusura di molte aziende agricole e zootecniche, che significherebbe l’abbandono del territorio. Inoltre non abbiamo certezze che possa essere dal punto di vista della salubrità un cibo sostenibile”.

“In ultimo il tema dei prezzi, soprattutto del grano duro. Abbiamo inviato una petizione al governo Meloni per chiedere l’equa redistribuzione del reddito lungo tutta la filiera. Non è possibile – ha proseguito il presidente nazionale della Cia-Agricoltori Italiani – che il primo anello della filiera, la produzione, lavori in sofferenza. Basti pensare che produrre un ettaro di grano duro quest’anno è costato agli agricoltori 1400 euro e, con i prezzi attuali, gli stessi andrebbero a prendere 1100 euro ad ettaro. Lavorare in perdita significa chiudere le aziende e non possiamo permetterci di perdere la produzione nazionale di grano duro perché è troppo importante per tutta la filiera”.

“I finanziamenti sono importanti per accompagnare le aziende agricole, ma parimenti importanti sono le politiche che vengono messe in campo per cercare di costruire delle filiere sempre più competitive, sostenibili e per cercare di mettere in condizioni sostenibili dal punto di vista economico gli agricoltori. Senza agricoltura il danno sarebbe enorme per l’ambiente e per tutti i territori, compreso il Molise, in cui vi sono tante aree interne, dove si lavora in condizioni difficili, ma che dal punto di vista agroalimentare sono una risorsa per tutto il Paese”.  

“Da tempo stiamo cercando di accendere i riflettori sulle aree interne – ha chiosato Cristiano Fini – che necessitano di risorse e politiche di rilancio che possano in qualche modo frenare lo spopolamento e il divario sempre ampio con le città. Bisogna aumentare i servizi, dalla sanità all’istruzione, dalle infrastrutture al welfare, per non far morire le aree interne”.