Le vie del capoluogo pentro si sono trasformate nel percorso del calvario di Gesù e della sua Mater Dolorosa. Nel suggestivo corteo gli Incappucciati-penitenti. GUARDA LA DIRETTA


ISERNIA. Ancora una volta atmosfera sospesa e lacerata per la rievocazione della passione di Cristo. Isernia si è fermata, come sempre, nel silenzio e nella fede per il tradizionale evento religioso che unisce e coinvolge la città tutta. Per la prima volta senza restrizioni dopo la pandemia, con precauzioni affidate al solo buonsenso dei cittadini.

Mentre l’oscurità si faceva strada sul giorno, ad irrompere nel clima teso e commosso sono arrivate le note della banda, poi i canti sacri e le intime preghiere. In tanti hanno salutato, con calore e commozione, l’uscita del Cristo morto e della Mater Dolorosa dalla Chiesa di Santa Chiara e così ha preso il via la classica processione del Venerdì Santo. Nel corteo, come ogni anno, i caratteristici Incappucciati-penitenti, che hanno trasportato le ‘celebri’ statue, ma anche i busti degli Ecce Homo, le Croci Calvario e le Croci della Via Crucis. Al seguito le dodici Confraternite, le associazioni, poi le autorità civili, militari e religiose, nonché innumerevoli devoti.

Il capoluogo pentro è tornato a cambiar volto. Con profonda spiritualità, la comunità cittadina ha accolto per le sue vie il dramma rievocativo della morte del figlio di Dio.

Muovendo dalla chiesa di Santa Chiara, la processione ha percorso via Marcelli, piazza Celestino V, per raggiungere piazza D’Uva; quindi Corso Risorgimento, per raggiungere di nuovo il centro storico e sostare, infine, in piazza Andrea d’Isernia per l’ultima benedizione. Le strade isernine si sono trasformate nelle vie del Calvario.

E i cittadini hanno atteso il sacro passaggio, trasponendo al giorno d’oggi il dolore d’allora. I fedeli hanno rivissuto la passione, riponendo le loro speranze nella resurrezione. Una resurrezione che significa rinnovato amore per Cristo e per l’umanità. La processione ha riunito la collettività nella fede, rinnovando la tradizione. La rappresentazione, organizzata ogni anno dalla Confraternita del Santissimo Sacramento, richiede un’accurata preparazione. Prima dell’uscita, infatti, le anziane adornano di fiori l’effigie in gesso del Gesù, posto supino sul letto di morte, pieno di laceranti ferite e, successivamente, preparano la statua della Mater Dolorosa con vestito nero, ricamato con filo dorato, con testa coronata e cuore ferito da sette spade che rappresentano i sette peccati capitali. L’opera è così completa per essere “offerta” alla comunità di fedeli. Comunità che sempre apprezza e consacra la Processione del Venerdì Santo quale rito religioso più partecipato in provincia.   

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