La scuola molisana e il dramma dello spopolamento: si perdono altri 800 alunni

I dati dell’Usr confermano il trend negativo per il prossimo anno. L’allarme della Cgil


CAMPOBASSO/ISERNIA. “Nella scuola molisana è in atto un drammatico spopolamento”. A lanciare l’allarme, ancora una volta è la Cgil, analizzando i dati resi noti dall’Usr Molise in occasione dell’incontro di informativa degli organici 2023/24. Numeri che confermano il trend negativo per la nostra regione. A conti fatti, quest’anno si perderanno altri 804 alunni (618 in provincia di Campobasso e 186 in provincia di Isernia), e ciò porterà la popolazione scolastica regionale a 34.269 studenti.

Questo il dettaglio provinciale, suddiviso per ordine e grado di istruzione:

DIMINUIZIONE ALUNNI RISPETTO ALL’A.S 2022/2023
INFANZIAPRIMARIAI GRADOII GRADOtot
Campobasso– 157– 58– 4– 399– 618
Isernia– 81– 50– 24– 31– 186
Totale– 238– 108– 28– 430– 804

“Se pensiamo che nell’ anno scolastico 2002/03 frequentavano le nostre scuole 49.500 alunni, ci rendiamo conto delle dimensioni di questo fenomeno, che ha portato in meno di venti anni alla perdita di quasi 1/3 della popolazione scolastica -scrive la Fcl Cgil – Nonostante il calo degli studenti, grazie anche alle mobilitazioni sindacali, la dotazione organica di diritto dei docenti a livello regionale per il prossimo anno scolastico resta confermata (3.428 posti comuni e 543 posti di potenziamento), mentre l’organico di sostegno risulta incrementato di 37 unità, per un totale di 783 posti nelle due province.

Abbiamo evidenziato che l’attribuzione degli organici, a livello nazionale e regionale continua in ogni caso a penalizzare le aree interne e i territori soggetti a spopolamento, perché disposta in base al DPR 81/2009 che attribuisce i posti in percentuale al numero di alunni. Occorre inoltre rilevare l’alto numero di posti in deroga sul sostegno, oltre 600 nel 2022/23 su un totale di 1356 attivati. Solo il 55% dei posti sono stabili sul sostegno, mentre occorrerebbe arrivare almeno all’80% di posti consolidati nell’organico di diritto, per dare risposte ai docenti precari ma soprattutto agli alunni diversamente abili, che si trovano ogni anno a cambiare docente.

Il Molise, inoltre, nonostante un leggero aumento registrato negli ultimi anni, secondo i dati pubblicati dallo Svimez resta la regione con la percentuale più bassa di classi in cui è attivato il tempo pieno (meno dell’8%, a fronte di percentuali al di sopra del 50% in particolare nelle regioni del centro nord). Tale situazione, dovuta ad organici insufficienti ma anche a poca richiesta da parte delle famiglie in virtù della mancata predisposizione da parte degli Enti locali di servizi opportuni (trasporti, mense scolastiche, locali adeguati etc), penalizza ulteriormente la nostra regione, e manifesta l’assenza di adeguate politiche per l’istruzione, un settore in cui da tempo manca una vera programmazione.

In questi anni la politica regionale si è completamente disinteressata del settore, limitandosi  a prendere atto dell’esistente, mentre è mancata qualsiasi attività di programmazione o azione volta  a rimuovere tali disparità di trattamento, in attuazione dei principi costituzionali.

La direzione in cui si sta andando, invece, sembra diametralmente opposta. I progetti di autonomia differenziata, di regionalizzazione dell’istruzione e di dimensionamento scolastico messi in campo rischiano di avvantaggiare le regioni più ricche, minano alla base l’idea di una scuola pubblica nazionale e mettono fortemente in discussione l’unità del sistema dei diritti.

I diritti costituzionali non possono essere differenziati in base al luogo si vive: ci mobiliteremo in ogni modo per fermare questo progetto disgregatore”.

Deborah

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