Contestato il voto favorevole del governatore all’approvazione della prima fase in sede di Conferenza delle Regioni


CAMPOBASSO. “L’approvazione della prima fase del provvedimento nella Conferenza delle Regioni nel corso della quale anche il presidente Toma ha espresso voto favorevole nonostante, a quanto dato sapere, il Consiglio regionale avesse evidenziato con voto unanime una serie di criticità sulla proposta di legge, la dice lunga sul concetto di rappresentanza che ha caratterizzato questo Governo regionale”. A contestare le scelte del governatore del Molise in materia di Autonomia differenziata è la Cgil Molise.

“Ribadiamo – scrive il segretario regionale Paolo De Socio – che la proposta avanzata dal ministro è sbagliata perchè, concettualmente, mina il significato di unità nazionale così come sancito dalla Costituzione. Proprio quella Costituzione che viene evocata a scudo di questa abominevole proposta trascurando il fatto che la Costituzione stessa deve essere attuata a partire dai suoi principi fondamentali sanciti attraverso l’intervento pubblico su materie del calibro di salute, istruzione e lavoro. Quei diritti che vanno riaffermati ogni giorno come costituzionali, appunto, e universali proprio per essere garanti di tutti. Nella conferenza stampa dello scorso febbraio, insieme alla Federazione dei Lavoratori della Conoscenza del Molise, avevamo denunciato le criticità di questa strana idea di assetto istituzionale del Governo Meloni e delle sue emanazioni territoriali, che sembra essere un patto non scritto tra il presidente del Consiglio dei Ministri e la lega salviniana. Un patto che sembra determinarsi a mò di baratto tra un’anomala idea di semi-presidenzialismo e l’idea di autonomia separatista di ‘bossiana’ memoria. Un patto consumato sulla pelle della gente che avrà effetti nefasti sul Molise e su buona parte del mezzogiorno in barba ai numerosi appelli di riequilibrio territoriale che sono indicati in tutti i programmi governativi, in primis quelli europei.

Oggi il presidente Toma, dice che le Regioni del Sud devono essere partecipi per controllare che non ci siano sperequazioni e vengano garantiti i livelli essenziali delle prestazioni. Noi crediamo che non basta fissare i Lep: un conto è fissare dei parametri, altro è renderli effettivi. La definizione dei Lep deve essere un obiettivo fondamentale per intervenire sui divari più significativi, ma non può rappresentare oggetto di scambio con ipotesi di regionalizzazione di diritti fondamentali. Ricordiamo – intanto – che la legge di bilancio statale non prevede nessuna risorsa aggiuntiva per finanziare i Lep e ridurre i divari esistenti. Sul procedimento di approvazione delle intese fra Stato e regioni promotrici, protagonisti quasi esclusivi saranno le Regioni, il Ministro per gli affari regionali e il Governo, mentre il Parlamento stesso è ridotto a un un ruolo marginale. Non dimentichiamo, inoltre, che come denunciato dalla Flc Cgil, ogni ipotesi di regionalizzazione della scuola significa attaccare il ruolo unificante dei contratti nazionali di lavoro, regionalizzare gli organici, lo stipendio del personale. Si riaffaccia lo spettro delle gabbie salariali! Ma, soprattutto, con questo modo di procedere si rischia di frammentare il diritto all’istruzione che deve essere garantito a tutte e tutti a prescindere dal luogo in cui sono nati. Questa autonomia produrrà marcate differenze regionali sulla base delle diverse possibilità di spesa dei territori, differenze relative alla professionalità dei docenti, al loro contratto di lavoro, al loro salario, alla mobilità e al reclutamento ma, ancora più grave, differenze nell’offerta formativa per studentesse e studenti. Per come viene annunciata e proposta produrrà ulteriori divari tra le diverse aree del Paese anche in materia di sanità pubblica e di offerta sanitaria già vituperata in Regioni come il Molise. Per parte nostra continueremo a contrastare ogni provvedimento che favorisce la frammentazione dei diritti civili e sociali fondamentali, e a mobilitarci per interventi volti, invece, a rimuovere le drammatiche disuguaglianze esistenti e per determinare politiche che stanzino le risorse necessarie a ridurre i divari”.