Il re dei filtri Instagram vive e lavora a Isernia: Fabio Forgione è partner ufficiale di Meta

Tra gli influencer che usano le sue creazioni anche Francesca Ferragni: “All’inizio noi sviluppatori per Facebook eravamo in 500, e io ero l’unico italiano”. L’intervista


di Pietro Ranieri

ISERNIA. Chiunque usi Instagram per postare ogni tanto un proprio selfie conosce e usa i cosiddetti filtri. Si tratta di piccoli programmi che permettono di aggiungere, in tempo reale, effetti particolari alle foto e ai soggetti ritratti. Lentiggini, occhi azzurri, addirittura tratti somatici modificati completamente fino a diventare irriconoscibili. Divertente, certo, ma dietro la tecnologia della realtà aumentata c’è molto, molto di più. A raccontarlo ai microfoni di isNews è Fabio Forgione, più conosciuto nel mondo dei social e tra gli influencer che contano come Piotar Boa. Fabio vive e lavora a Isernia e negli ultimi anni è diventato il re dei filtri social: è il primo e unico italiano scelto da Meta (Ex Facebook) come Official Partner per la creazione di filtri in realtà aumentata. La sua storia parla di bravura, capacità e anche di quel pizzico di fortuna che non guasta mai nel campo dell’innovazione.

Fabio, com’è possibile che dal Molise tu sia arrivato così lontano?
“Ho iniziato diversi anni fa, lavorando principalmente con clienti di fuori. Non sono ingegnere ma ho sempre avuto la passione per la comunicazione e i social network, e ho visto le potenzialità della tecnologia di realtà aumentata fin da subito. Io in realtà sono di Cupello, in Abruzzo, ma vivo a Isernia dal ‘98, quindi mi sento sicuramente un cittadino acquisito ormai. Tramite amici e colleghi americani, nel 2017 venni a sapere che Facebook stava cercando aziende ed esperti nel mio campo. Inizialmente ero restio a partecipare, ma gli amici mi convinsero almeno a compilare il form per la candidatura. Dopo poco mi sono ritrovato, unico italiano su 500 persone, in un gruppo segreto di sviluppatori che Facebook aveva selezionato per lavorare al progetto di realtà aumentata”.

Spieghiamolo per chi non sa di cosa si tratti: cos’è la realtà aumentata?
“É una tecnologia che permette di aumentare e arricchire  la realtà che ci circonda, aggiungendo delle immagini digitali, oggetti 3D animati, audio o testi, attraverso semplici dispositivi mobili come gli attuali smartphones. In questo modo si rende il mondo che ci circonda più immersivo e interattivo. Attualmente si sta lavorando per realizzare i modelli commerciali dei cosiddetti AR glasses, ovvero degli occhiali che permettono di vivere quest’esperienza, o delle speciali lenti a contatto. Queste ultime però sono in fase di sperimentazione e non sono attualmente in commercio. Nella pratica, i filtri in realtà aumentata possono essere usati in ogni campo: educational, turismo, industria, commercio, sport, eventi, medical e hanno l’obiettivo di far interagire il pubblico sui social o siti web. Possiamo mostrare a chiunque nuovi prodotti o servizi senza farli recare presso i punti vendita, per esempio. In questo modo possono scegliere in modo più consapevole quale modello comprare. Ma non solo: lo si può anche personalizzare, scegliere ad esempio il colore, provarlo addirittura su se stessi (pensiamo ad un paio di orecchini, occhiali da vista o da sole, un paio di scarpe o un vestito). Si può inoltre scattare la foto o fare un video e condividerlo con i propri amici per avere un loro parere e poi ordinarli sul sito e-commerce o direttamente dal filtro stesso”.

Un esempio in tal senso è Amazon, che recentemente ha implementato un filtro che consente di ‘vedere’ il mobile che si sta acquistando nella stanza dove lo si vuole montare…
“Si, infatti i primi filtri in RA per Amazon sono stati realizzati anche da me. La fortuna, dopo l’esperienza nel gruppo dei 500, è stata che Facebook ringraziò pubblicamente i 25 top contributor del progetto e tra questi c’ero anche io. Da lì ho iniziato ad essere chiamato un po’ ovunque: a fine 2018 sono stato tra i primi a lavorare ai filtri di Instagram e anche Snapchat mi contattò per lavorare al suo modello di AR glasses. Un progetto su cui ancora stiamo lavorando, con Meta (nuovo nome dell’azienda Facebook, NdR) e che sarà il futuro di questa tecnologia.

Certo che parlare di queste cose in Italia dev’essere un po’ come parlare di marziani e magia…
“Diciamo che qui questo tipo di progetti funzionano poco. Le aziende non ne capiscono le potenzialità, né la tecnologia che c’è dietro, ed essendo loro i primi a non capirne non si riesce a penetrare nel mercato e ad arrivare al cliente su larga scala. Però si lavora molto con gli influencer più grandi: per esempio, tra quelli più famosi ho creato dei filtri apposta per Francesca Ferragni, la sorella di Chiara. Non vi posso fare nomi, ma sono molte le star sui social che hanno utilizzato ed utilizzano i miei filtri per interagire e creare contenuti per il proprio pubblico. Poi, nel 2020 Meta mi ha scelto e inserito nel suo pool di 100 aziende partner selezionate per lavorare ai filtri AR. Un bel traguardo, considerando che non sono considerato un freelance ma proprio un’azienda. Noi qui non ci rendiamo conto che facciamo la guerra ai prodotti esteri con una pistola ad acqua. Abbiamo così tante eccellenze sul territorio che nessuno pensa di sfruttare. Siamo ancora troppo legati a modelli superati, purtroppo. Dovremmo invece fare squadra e usare le reciproche skill per crescere tutti”.

Pietro

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