isNews ospita l’opinione di Giovanni Petta


di Giovanni Petta


ISERNIA. La velocità con cui Francesca Scarabeo è stata sostituita può essere la conseguenza di due cose: 1) del fatto che tutto era già pronto e l’assessore è caduto nella trappola delle provocazioni che l’hanno portata a scrivere il post di sfiducia al sindaco; 2) della capacità della maggioranza di riorganizzare velocemente la giunta e di assorbire le scelte del sindaco senza alcun contraccolpo. Leggetela come volete. La neutralità sul tema, tuttavia, sembra essere la posizione più opportuna perché non sono stati portati all’attenzione dei cittadini gli elementi di discussione necessari per capire e per decidere di stare dall’una o dall’altra parte.

Ciò che si può commentare, invece, sono le deleghe del nuovo assessore. Naturalmente nessuna critica alla persona, che è persona stimata e che sappiamo stimata dai vertici della maggioranza, ma le sue deleghe sembrano essere poco politiche… sembra lavoro tolto alla segreteria, agli uffici. Erano deleghe che il nuovo assessore aveva già da consigliere, certo, ma si capisce bene che spendere un assessore per ciò è tutt’altra cosa. E poiché questo nuovo assessore sostituisce un assessore alla sanità, la cosa preoccupa persino. Preoccupa per le condizioni dell’ospedale e per la probabile nuova ondata di contagi che tutti dicono arriverà a breve. Insomma, dovremmo prepararci per difenderci dal Covid e invece spostiamo il peso della giunta su altri argomenti.

Tutti sanno che le deleghe relative al campo sanitario sono state trattenute dal sindaco ma ciò non è rassicurante. Preoccupa perché il sindaco ha tante altre cose da fare. La situazione che la nostra città sta vivendo, da un punto di vista sanitario, richiederebbe invece che tale settore venisse seguito quotidianamente e da una persona incaricata specificatamente.

Si sa che l’amministrazione comunale non può fare alcunché in ambito sanitario: non può decidere. Ma può denunciare e proporre. Se il sindaco, delegato alla Sanità, volesse scendere in ospedale e ascoltare medici e infermieri, pazienti e famigliari… Se il sindaco facesse ciò, potrebbe riferire i dati reali della questione a chi ha la possibilità di decidere. Non le rilevazioni parametriche delle cartelle cliniche ma quelle umane dei suoi cittadini e dei cittadini della provincia che si rivolgono all’ospedale del territorio che lui amministra. Se visitasse con continuità l’ospedale, ascolterebbe professionisti delusi dal non poter esprimere al massimo le loro competenze e pazienti impauriti dai racconti che ascoltano e dalle cose che osservano. Lo sa, per esempio, il sindaco, che ci sono pazienti che attendono per giorni in pronto soccorso il concludersi della loro vicenda sanitaria? Lo sa che alcuni di loro finiscono lì la loro esistenza e altri vengono portati via dai famigliari che non riescono a sopportare di vedere i loro cari sdraiati su una barella nel caos di un reparto d’emergenza? Ciò avviene non certo per colpa di medici e infermieri.

Un assessore comunale alla Sanità non può assumere medici e infermieri, non può comprare apparecchiature mediche (a proposito, lo sa, il sindaco, che da mesi l’holter cardiaco si fa nelle farmacie perché il 70% degli apparecchi appositi di cardiologia sono rotti e non vengono riparati?). Un assessore alla sanità non può ripararli ma può recarsi tutti i giorni in ospedale e presenziare, chiedere, ascoltare e riferire quotidianamente al livello decisorio cosa accade. Contemporaneamente può riferirlo agli organi di informazione. Un report quotidiano di un assessore comunale ha un peso diverso da un articolo di giornale.

L’amministrazione comunale può fare poco in materia di sanità ma quel poco non è niente. Tuttavia, non dobbiamo essere noi a ricordare che il sindaco è responsabile della salute dei cittadini… il nuovo assessore conosce bene la materia da un punto di vista burocratico e saprà informarlo. Ma non era l’obiettivo di questo scritto parlare di responsabilità e di burocrazia. Qui si voleva fare un discorso umano. Nient’altro.