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L’astio di Gravina e la gioia di Vanzan: questo lupo non muore mai

Mentre il difensore veneto scende in Eccellenza e prende per mano una squadra appena nata, il Presidente della Federcalcio gira ancora il coltello nella piaga. Strascichi e speranze dopo un’estate devastante. Domenica c’è un Bojano-Campobasso che sa di vino buono.


di Maurizio Cavaliere

Dodici punti in quattro partite stravinte sono un ottimo inizio per il Campobasso 1919 di Rizzetta e Di Meo. Saranno l’Isernia, forse l’Alto Casertano, e magari una o due outsider che si materializzeranno strada facendo, a contendere ai lupi di nuovo pelo, ma il vizio è sempre lo stesso, la vittoria che vale il salto in serie D. Presto per gioire del primato di oggi, aspettando il recupero dell’Isernia, però la squadra c’è, così pure l’entusiasmo.

L’amore che i tifosi, delusi dal fallimento della gestione targata Gesuè, hanno riversato nella nuova avventura rossoblù mette i brividi addosso. Tutti in massa ad Agnone, ma anche i 100 spettatori di ieri a Riccia, teatro della sfida al Sesto Campano, sono un buon segnale. Parliamo di Eccellenza regionale, cioè di un torneo che, sul piano della qualità, offre davvero poco se messo a confronto con la serie D. Per non parlare dei professionisti della terza serie dove, pare un sogno lontano ormai, siamo stati presenti anche noi fino a pochi mesi or sono.

Ci vogliono passione e fegato per viaggiare, a supporto della squadra, nei campetti del Molise interno. Invece, pare che non sia successo niente: buona parte dei tifosi è ancora là nonostante gli schiaffi presi (non da loro, s’intende) nell’estate 2022. Siamo pronti a scommttere che anche chi oggi ha riposto la bandiera in soffitta, presto sarà di nuovo della partita. Ci vorrà un po’ di tempo, ma se il Campobasso è sopravvissuto anche stavolta pare proprio che il lupo, come i gatti, abbia sette vite.

Nicola Vanzan oggi è il simbolo di una rinascita vera. La sua storia, il suo coraggio, la sua voglia di rmettersi in gioco, cominciando da zero (per uno come lui che aveva proposte anche dalla C) sono i cardini di una storia che andrebbe raccontata in un film. Un giorno qualcuno si accorgerà che lo sport è soprattutto sacrificio, esempio, attaccamento a qualcosa che ti sfugge d mano, ma poi la riafferri e la scuoti come un bandierone.

Vanzan che esulta (foto Giuseppe Terrigno) per un gol in Eccellenza, come se avesse segnato in una finale playoff per la serie B, Vanzan che alza gli occhi al cielo, ringrazi gli dei del calco, con l’umiltà del migliore dei condottieri, è un’immagine nitida di vittoria, di riscatto. E’ l’immagine di una città ferita ma non morta, che da un campo dell’Eccellenza regionale risponde con forza e dignità alle parole pronunciate dal Presidente della Federcalcio Gabriele Gravina soltanto pochi giorni fa al Coriolis di Ripalimosani. Lo avevamo capito tutti, ma ne abbiamo avuto la riprova diretta: la Federcalcio ha spazzato via senza pietà il Campobasso calcio. L’atteggiamento risentito e un po’ astioso del massimo dirigente calcistico nazionale, verso la vicenda dei lupi, è ancora talmente evidente che un po’ ci siamo sentiti mortificati, quella sera. In fondo cambia la proprietà, ma la piazza è la stessa e pure i colori sociali: è Campobasso. Rigirare il coltello nella piaga a casa del malato, perché Gravina? O forse questa è la politica del pallone, spesso forte coi deboli e debole coi forti?

Nessuna giustificazione per Gesuè e per le sue mancanze, ci mancherebbe altro, certo è che la vicenda di quest’estate dimostra che qualcuno, ai piani alti, ha tremato davvero, non si spiega diversamente la questione. Il Campobasso che esce di scena lascia intatti quei dubbi che difficilmente riusciremo a dissipare. Può una società fallire per 60mila euro e rotti? Perché i debiti non sono stati estinti a tempo debito? Non c’era un euro? Può un club professionistico fare una sciocchezza simile?

In linea teorica il Campobasso di Gesué potrebbe chiedere di mantenere la matricola per le giovanili o la femminile, come ha fatto il Teramo. Ma non lo farà, a meno di improbili ripensamenti. Addio senza rimpianti, stando così le cose.

Quello che conta oggi è che ci sia qualcun altro pronto a dare una speranza alla piazza. Domenica prossima torna una sfida che ha più il sapore della serie D dei bei tempi che di un’Eccellenza ancora da decifrare. Gli ultimi cinque minuti di un vecchio Bojano-Campobasso 1-2 in serie D sotto l’acqua, con i lupi capaci di ribaltare il punteggio dopo aver subito un gol quasi al 90esimo, sono ancora nella mente di tanti. Il ‘Colalillo’ traboccava di entusiasmo, la curva sotto la Crocella era stracolma di tifosi rossoblù. Poi il tempo cambia ogni cosa e oggi, se dovessimo vedere uno stadio pieno almeno a metà, sarebbe già tanto. Come titolammo oltre vent’anni fa sul vecchio Nuovo Molise: ‘I lupi nel Matese, richiamo naturale’. Che sia un nuovo inizio per rossoblù e bifernini.

Maurizio

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