Incontriamo Giovanni Teberino nella piazzetta del Museo, dove le ‘tutone nere’ sono stese al sole: “Che bravi i bambini, per 46 era la prima esperienza. Emozionati sì, felici per questo nuovo inizio. E lunedì riapriamo ai turisti”.


di Maurizio Cavaliere

Due giorni dopo la baraonda felice dei Misteri, la piazzetta davanti al Museo di via Trento pare il chiostro di un vecchio monastero. Il cinguettio degli uccelli, il sole che s’infila tra le sporgenze dello stabile e l’acqua che sgorga da una pompa che si snoda per terra, ma l’effetto è quello di un fontanino.

L’utilitaria di Giovanni Teberino, uomo anima dal Museo, ha uno sportello aperto, segno che il nostro è dentro, al computer o a sistemare gli ultimi ‘pezzi usciti’ per la sfilata.

Poi, una cosa ancora più particolare, cattura la nostra curiosità: in fondo al quadrilatero che ospita la messa all’aperto ci sono tre stendini dove si stanno asciugando le tutone nere, con coda e tutto, dei quattro diavoli adulti dei Misteri.

“Sì, le ho messe e tolte io dalla lavatrice che abbiamo qui – ci dice uscendo dalla… tana – Bisogna pulirle e verificare che non ci siano macchie o strappi perché l’anno prossimo, l’11 giugno (sa bene già il giorno del prossimo Corpus Domini, ndr) i diavoli le indosseranno di nuovo”.

Giovanni è disteso e felice perché i Misteri della ripartenza e della riconciliazione della gente con la vita vera della città sono andati benone. Nella video intervista che pubblichiamo qui in alto ci parla di piccoli, fondamentali fattori che hanno caratterizzato questa complicata e spettacolare edizione. Innanzitutto l’apporto dei bambini: “Sono stati tutti bravissimi anche i sostituti. Non era facile, quest’anno: 46 bimbi su 57, erano nuovi. Alla fine, cinque o sei sono scesi prima e durante la sfilata. Siamo nella media. Bravi anche i sostituti e i loro familiari”. Gli scappa un mezzo sorriso quando ci dice che alcuni bimbi segnalavano l’ipotetico malessere di un coetaneo dondolante sugli ingegni. Non era vero, dicevano così perché volevano salire loro”.

Poi ricorda la folla incredibile a largo San Leonardo e i timori per il Covid che non molla la presa.

Sta lavorando, Giovanni. Ma dopo la sfilata ben riuscita lo fa di slancio, talmente presente a se stesso che anticipa pure la riapertura del Museo: sarà lunedì prossimo. “Le sale sono state occupate, ora stiamo rimettendo tutto dentro e a posto. Sì, sto lavorando anche adesso, ma lo faccio con maggiore serenità” conclude mentre guarda verso la porta aperta del ‘suo’ regno dove i tredici ingegni sono già stati risistemati uno affianco all’altro.

Si ritorna alla routine che per lui non esiste. Giovanni ha riposto nel cassetto il fischietto con il quale domenica invitava la gente all’interno, durante la vestizione, e quella per strada, a rispettare la distanza di sicurezza da ingegni e figuranti. Dai, è andata pure questa. Ora farà… fischiare pure il Museo.