Isernia/ L’opposizione abbandona il Consiglio comunale per protesta. Il sindaco Castrataro: atto non rinviabile, ma nulla contro di lui. La vicenda relativa allo sforamento del patto di stabilità negli anni 2010 e 2011: l’ex sindaco pronto all’impugnativa


ISERNIA. Passa all’unanimità dei presenti in aula, tutti di maggioranza, l’avvio del procedimento di contestazione delle cause di incompatibilità alla carica per il consigliere Gabriele Melogli, con il centrodestra che abbandona l’aula per protesta e non vota.

L’inizio dell’iter è stato discusso l’altro ieri in Consiglio comunale. La vicenda è relativa allo sforamento del patto di stabilità negli anni 2010-11 e in assenza di Melogli, ha preso la parola il consigliere d’opposizione Giovancarmine Mancini, che ha letto una missiva per conto del diretto interessato. “Avevamo chiesto – ha esordito Mancini a nome dell’intera minoranza di centrodestra –  il ritiro del punto all’ordine del giorno, anche alla luce della missiva pervenuta a firma dell’avvocato Melogli che invia all’attenzione del presidente del Consiglio e del segretario comunale”. Nella stessa, l’avvocato Melogli ritiene che il punto vada ritirato sia perché il dottor Incani non gli ha ancora rimesso tutta la documentazione richiesta con note del 10, 14 e 23 febbraio scorsi, sia perché la Ica Creset, facendo seguito a richiesta dello stesso dottor Incani, gli ha fatto notificare un’ingiunzione di pagamento relativa alle sanzioni pretesamente dovute per lo sforamento del Patto di stabilità 2010-11, regolarmente rispettato secondo attestazioni ministeriali. Avverso tale provvedimento Melogli sta predisponendo impugnativa innanzi all’autorità giudiziaria, che dovrà stabilire l’esistenza di eventuali suoi debiti verso il Comune. L’ex sindaco, infine ritiene parimenti che sia prematuro discutere dell’argomento, risultando la necessità di accertamento giudiziale che non gli risulta richiesto né nei suoi confronti né nei confronti dialtri 25 consiglieri e assessori dell’epoca dei fatti contestati.

“Ora ci si può difendere impugnando il provvedimento – ha chiarito Mancini – Non vi è alcuna sanzione nei confronti di nessuno di noi se oggi l’argomento non si affronta. Alla luce del’impugnativa che si sta predisponendo, si andrà in contenzioso e le dimissioni saranno cosa dovuta e consequenziale, mentre oggi intervenire sarà inopportuno. Se dovesse andare bene il ricorso, ci potrebbero essere azioni di risarcimento nei confronti dei consiglieri che hanno votato la decadenza. Nelle more, questa situazione verrà superata con l’impugnativa, che sarà dirimente sulle sorti dell’eventuale ruolo politico di Melogli”.

Sul punto è stato chiamato a fare luce il segretario generale dell’ente, Vito Tenore. “siamo in presenza di una sentenza passata in giudicato che ha dichiarato l’amministratore responsabile verso l’ente  ha spiegato – Anzi, le sentenze sono due, una in primo, l’altra in secondo grado. Poi abbiamo un debito liquido ed esigibile verso il Comune che scaturisce da un atto amministrativo del 2017 e da un provvedimento legale di messa in mora del 27 dicembre 2017, indirizzato al consigliere interessato. Di fronte a questi atti formali, non possiamo esimerci dall’avviare il procedimento di cui all’art. 69 del regolamento, che prevede una competenza esclusiva da parte del Consiglio con una prima contestazione, l’assegnazione di un termine di 10 giorni per memorie e controdeduzioni da parte dell’interessato e, nei successivi 10 giorni, alla scadenza del termine, il Consiglio delibera in merito alla sussistenza o meno della causa di incompatibilità, invitando il consigliere a optare per la carica attraverso la rimozione della causa che osta al mantenimento della stessa, oppure il procedimento va avanti. Quindi, a seguito del contraddittorio amministrativo, si avranno tutti gli elementi su cui il Consiglio dovrà deliberare. Oggi, si badi, non si entra in nessuna valutazione di merito”.

Parole fatte subito proprie dal sindaco Piero Castrataro: “Non deve essere una questione politica contro qualcuno, ma prettamente tecnica. Siamo chiamati a iniziare un iter, non va strumentalizzata la questione come qualcuno contro qualcun altro. Non possiamo esimerci dall’avviare una procedura tecnica che consente a chi di dovere di accertare eventuali responsabilità, cosa che non compete a noi. Non è questione di andare contro la minoranza – ha ribadito – Nel massimo spirito di collaborazione tenderei a smorzare i toni, c’è tutto il tempo per Melogli di dimostrare che le contestazioni non rispondono a verità, ma noi stiamo solo facendo un atto dovuto, è solo il primo Consiglio che discuterà di questo tema. La questione non credo sia rimandabile”.

Di fronte alla decisione della maggioranza di centrosinistra Mancini, a nome dell’opposizione, annuncia l’abbandono dell’aula per protesta. “Non c’è nessuna ghigliottina se non si avvia oggi la procedura. Non parteciperemo a questa sorta di tiro a segno”. La contestazione, alla fine, viene votata e passa all’unanimità dei presenti.