‘Sistema Iorio’, non luogo a procedere per Manuela Petescia: fine di un incubo durato 10 anni

La direttrice di Telemolise: non poteva esserci un reato infamante come quello di corruzione, ecco perché. LA VIDEOINTERVISTA


CAMPOBASSO. Non luogo a procedere per Manuela Petescia, direttrice di Telemolise, la giornalista più famosa della regione. Una volta pronunciata la sentenza per lei è una liberazione: l’accusa infamante di corruzione è stata derubricata in altro reato, abuso d’ufficio, per il quale non vi è luogo a procedere in quanto prescritto ai sensi di legge. È la fine di un calvario giudiziario, che l’ha fiaccata, ma non spezzata. Provata ma felice, la sua storia dimostra come non può esistere corruzione di linea editoriale, perché si tratta di una scelta, legittima, che compete all’editore di qualsiasi testata giornalistica, d’intesa col direttore, che la porta avanti in autonomia. Manuela Petescia e Telemolise erano liberamente sostenitori di Michele Iorio presidente della Regione. Non c’era reato di corruzione, non poteva esserci: i giudici oggi lo hanno accertato.

E il suo commento a caldo, oggi più che mai, è chirurgicamente sincero: “Ritengo questa sentenza giusta. Certo, aspetto di vedere le motivazioni. In realtà spazza via, come era giusto che fosse, la parola corruzione. Resta l’ipotesi di abuso d’ufficio perché, probabilmente, chiamando Iorio, il quale a sua volta chiamava i funzionari alla ricerca dei mandati di pagamento perduti, si è configurato questo reato minore. L’abuso d’ufficio, che vogliono anche depenalizzare, a volte lo si commette anche involontariamente, questa è la verità. Quindi, seppure tale reato c’è stato, è stato commesso in maniera del tutto involontaria.  Questo processo finisce qui e per me finisce un incubo che, tra Campobasso e Bari, è durato dieci anni. Un incubo assurdo, pazzesco”.