Quattro anni dopo ritorna l’incubo mondiale: chi sono i colpevoli e da dove deve ripartire l’Italia?


di Matteo Mongiello

PALERMO. Ripensare giorni dopo alla notte di giovedì 24 marzo fa incredibilmente più male e dal fischio finale di Turpin – come d’abitudine – tutti i tifosi della Nazionale hanno abbandonato temporaneamente il loro mestiere sostituendosi a Mancini come commissari tecnici. 

Non sono mancate le critiche a Immobile che vede nella maglia azzurra la sua kryptonite nonostante la solita stagione da trascinatore con la Lazio, oppure a Insigne, oramai mentalmente già a Toronto.

Le domande principali che echeggiano nella mente di tutti al momento sono: come la squadra che a luglio ha fatto sognare il paese intero sia riuscita a farsi annullare da squadre come la Macedonia o l’Irlanda del Nord ? È giusto cambiare la guida tecnica di Mancini e ripartire da Cannavaro a cui tanto siamo legati, oppure dare fiducia all’ex inter che ha riportato un Europeo a Coverciano?

Il primo problema è legato sicuramente alla scarsa presenza di italiani in Serie A – ben 18 squadre su 20 utilizzano solo il 20% di italiani presenti in rosa – non facilitando così il lavoro a mister Mancini, costretto a convocare anche giocatori che non stanno disputando la loro migliore stagione. Il blocco Sassuolo fa ben sperare, con Raspadori e Scamacca pronti a prendersi di prepotenza una maglia da titolari e con Berardi -complice anche l’infortunio di Chiesa – che sta trovando sempre più spazio.

Capitolo centrocampo: nettamente uno dei più qualitativi al mondo, che può vantare giocatori del calibro di Jorginho e Verratti,  ma che nel 2026 avranno scritto sulla carta d’identità rispettivamente 34 e 33 anni. Pronto a sostituirli c’è già il milanista Tonali, strappato di forza dalle mani dell’Under 21 di Nicolato dov’era anche capitano e il faro Juventino Locatelli, vogliosi di compiere il prima possibile il cambio della guardia.

Nessuno avrebbe mai pensato che la nazionale famosa per essere “la difensivista per antonomasia” presentasse i maggiori problemi proprio nel reparto difensivo dove né Chiellini né Bonucci (salvo miracoli) potranno godersi le emozioni dell’ultimo Mondiale da professionisti e le alternative scarseggiano, con Bastoni pilastro della difesa dell’Inter campione d’Italia ma non ancora abituato a guidare una difesa a 4, Mancini e Acerbi titolarissimi nelle due romane che non fanno della difesa il loro fiore all’occhiello e con Spinazzola straripante sulla fascia sinistra, ma vittima di fin troppi infortuni per poterci far affidamento.

Il punto su cui ripartire è certamente Gigio Donnarumma, che nonostante le critiche subite dopo gli errori in Champions con il Psg resta uno dei migliori portieri in circolazione ed è stato il trascinatore nelle notti magiche di Wembley, con il dolce epilogo della nomina come miglior giocatore della competizione.

La delusione è tantissima e lo sarà ancora di più a novembre, quando non saremo in piedi davanti alla TV a urlare con tutta la passione l’inno di Mameli ma – come ben si sa – è dalle sconfitte che si impara e il gruppo ha tutte le capacità per riportarci in piazza per esultare a ogni gol e scacciare la maledizione.