Giovedì 25 marzo è in programma a Campobasso l’ottava tappa del Congresso itinerante FNOPI. Si parlerà anche di buone pratiche infermieristiche in un territorio penalizzato dal piano di rientro che si è fatto sentire pesantemente sul personale.


L’assistenza sul territorio funziona con le buone pratiche infermieristiche. Ma i servizi sono a rischio per la carenza di personale.

E ancora, Molise e Campania: due tra le Regioni più colpite da piani di rientro e commissariamenti negli ultimi anni e due delle Regioni dove la necessità di riequilibrare i conti si è fatta sentire pesantemente sul personale.

Sono queste alcune indiazioni che anticipano il Congresso itinerante della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) “Ovunque per il bene di tutti. Infermieristica di prossimità per un sistema salute più giusto ed efficace”, sarà il 25 marzo in Molise, a Campobasso (al Convitto ‘Mario Pagano’, ore 15) e il 26 marzo in Campania, a Caserta (al Belvedere di San Leucio, ore 10), dove la Federazione incontrerà le massime autorità territoriali – il presidente della Regione Molise, Donato Toma e quello della Regione Campania, Vincenzo De Luca hanno confermato la loro partecipazione -per fare il punto sulle necessità reali dell’assistenza e premierà una serie di bestpractice infermieristiche che hanno consentito, nonostante tutto, di tenere alta l’asticella dell’assistenza.

Il Congresso, partito il 12 maggio 2021 da Firenze, giornata internazionale dell’infermiere in onore della nascita di Florence Nightingale, fondatrice dell’Infermieristica moderna, si concluderà il 12 maggio 2022 in Sicilia. Una sintesi delle tappe del 2021 è stata intanto realizzata con un evento a dicembre a Roma alla presenza delle massime autorità sanitarie nazionali.

La condizione da cui partono verso la nuova fase dell’assistenza Molise e Campania non è facile.

In Molise, tra il 2009 (ultimo anno senza piani di rientro e anno dell’ultimo contratto ‘normale’ della sanità) fino al 2019 (ultimo anno di cui sono disponibili di dati) si è perso il 26% del personale sanitario con le punte estreme proprio nel settore dell’assistenza tra infermieri (soprattutto donne) e medici. Per di più è l’unica Regione assieme alla Calabria a non aver rispettato i Lea (livelli essenziali di assistenza), ma è anche indietro per quanto riguarda i programmi di screening organizzati (cervice uterina, mammella e colon retto), tanto da essere tra le Regioni con uno scostamento dai valori considerati normali di persone che hanno effettuato gli esami, giudicato “non accettabile”. 

Non va meglio dal punto di vista retributivo. Il blocco dei contratti, per razionalizzare la spesa, ha fatto aumentare in dieci anni le retribuzioni solo grazie a vari automatismi, ma il potere di acquisto non ce l’ha fatta a tenere gli stipendi 2019 al livello di quelli 2009.

Così, ad esempio, in Molise gli infermieri hanno “guadagnato” sulla carta circa 2.851 euro lordi in questo periodo, ma considerando il potere di acquisto vanno in negativo a -906 euro nel 2019 rispetto al 2009. Stesso discorso per la Campania, dove gli aumenti per gli infermieri sono nel periodo considerato di 299 euro lordi, che crollano a -3.750 considerando il potere di acquisto. E si parla comunque di stipendi medi che non vanno oltre i 1.600 euro al mese considerando anche la gran mole di straordinari che sono stati necessari in carenza di personale per coprire al meglio i servizi e confermando le buste paga italiane tra le più basse d’Europa.

Quanti infermieri ci vorrebbero? In Molise secondo le stime della FNOPI, almeno 500 in più che diventano oltre 800 (di cui almeno 120-150 infermieri di famiglia e comunità secondo gli standard previsti nelle prime bozze del nuovo decreto per l’assistenza territoriale) considerando le nuove strutture previste dal PNRR.

La carenza porta anche a un altro dato più allarmante: secondo studi internazionali quando in media si ha un infermiere ogni 6 assistiti il rischio di mortalità scende del 30%, ma l’Italia è sulla media di 11 e la Campania, in particolare, arriva intorno ai 18, il triplo cioè dello standard indicato come ottimale, mentre il Molise si “ferma” a 23-14.

Le Unità Degenza Infermieristica in Molise di Larino e Venafro all’interno delle Case della Salute e/o degli Ospedali di Comunità garantiscono una risposta appropriata a bisogni di assistenza ad alta complessità e a bassa intensità clinica, valutata sulla base di oggettivi criteri clinico-assistenziali. I pazienti sono di ogni età, caratterizzati da non autosufficienza, anche temporanea, e che necessitano di assistenza infermieristica continuativa ma senza elevato impegno tecnologico e la presenza/assistenza medica continuativa come nel ricovero ordinario per acuti. E sono diretti anche a chi per la particolare situazione sociosanitaria necessita di un percorso diagnostico, terapeutico e di monitoraggio difficilmente gestibile a domicilio con l’assistenza domiciliare per la complessità clinico-assistenziale richiesta o per ragioni di tipo sociale nei casi in cui la famiglia o una struttura sociale non riescono comunque a supportare il paziente nella malattia.

Gli infermieri nella comunità scolastica di Casacalenda (Campobasso), inseriti in accordo con l’ordine del Molise, hanno durante l’anno scolastico 2021-22 nel calendario settimanale degli studenti un’ora di insegnamento teorico-pratico (per un totale di 30 ore) di discipline sanitarie. L’attività dell’infermiere nella comunità scolastica permette di facilitare lo sviluppo ottimale dello studente attraverso la promozione della salute e della sicurezza, l’individuazione e l’intervento dei problemi di salute attuali e potenziali, la messa in atto di servizi di gestione dei casi. L’idea è nata per rispondere alle domande dei ragazzi che emergevano numerose, sia nel periodo del primo lockdown che subito dopo al rientro a scuola.