Olio, pesce, farina, zucchero tra i beni a rischio accaparramento. Ma Federdistribuzione: non ci sono problemi di disponibilità, se non li creano i consumatori


ROMA. L’incertezza dei tempi produce psicosi, sempre più ingiustificate. L’ultima, in ordine di tempo, quella degli ‘scaffali vuoti’ nei supermercati. Come riporta ‘Il Corriere della Sera’, in Sardegna due giorni fa si è scatenata una reazione di massa dopo una catena di messaggi su WhatsApp che riferiva di autotrasportatori pronti a bloccare tutto per due settimane, per protesta contro il caro carburanti.

Al punto che a Nuoro il sindaco si è visto costretto a rivolgersi ai suoi concittadini via Facebook per rassicurarli sul fatto che non c’era nessun rischio per gli approvvigionamenti.

Rassicurazioni sulla disponibilità dei prodotti arrivano anche da Federdistribuzione: “Non ci sono problemi di reperibilità di prodotto a scaffale – spiega – Le aziende della distribuzione sono impegnate a garantire la continuità di approvvigionamento e al momento non ravvisiamo criticità”, scrive sempre il ‘Corriere’. Il problema, dunque, non c’è: ma a provocarlo potrebbero essere i comportamenti compulsivi dei cittadini, nel prendere d’assalto negozi e fare incetta di olio e prodotti non deperibili.

A Firenze, per evitare l’accaparramento da parte di pochi e garantire l’offerta a tutti i consumatori, la Unicoop ha messo il testo agli acquisti di farina, olio e zucchero. Chi vuole comprarli deve mettere in conto un massimo di 4 confezioni per ogni scontrino. Situazione simile in Liguria, dove la guerra in Ucraina ha fatto sentire i suoi effetti nei supermercati e in alcuni punti vendita è stato annunciato il razionamento dell’olio di semi. Dal 10 marzo, infatti, è possibile acquistare fino a cinque pezzi da un litro di olio di semi di girasole, per scontrino, e due pezzi da un litro di olio di semi di mais.

Non solo: l’esplosione dei costi e la crisi delle forniture di mangimi dall’estero sta già costringendo i primi allevatori in Toscana a iniziare a razionare l’alimentazione del bestiame.

A Sanremo, ancora, segnalati i primi ristoranti che, per l’aumento del prezzo del gasolio e il fermo dei pescherecci sono stati costretti a ridurre l’offerta, togliendo dal menù alcuni piatti di pesce, diventato troppo costoso.