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Rincari sul cibo e costi del gas alle stelle: gli effetti della guerra in Ucraina sull’economia italiana

I produttori di pasta avvertono: le catene della grande distribuzione devono prepararsi a una nuova ondata di aumenti dei prezzi


ROMA. Ricari sul gas, ma anche sul cibo: a poche ore dall’inzio della guerra in Ucraina sono già apparsi chiari gli effetti sull’economia italiana.

I produttori di pasta, con un messaggio, hanno annunciato: le catene della grande distribuzione devono prepararsi a una nuova ondata di aumenti dei prezzi di alcuni tipi di pasta, delle farine, del pane e dei prodotti di pasticceria. Lo ha riferito al Corriere della Sera Giorgio Santambrogio, amministratore delegato della catena di supermarket VéGé e vicepresidente di Federdistribuzione.

“Non è speculazione — spiega Santambrogio — ma con l’inizio della guerra assistiamo immediatamente ad alcune mosse preventive”. Fino a questo momento nell’ultimo anno gli aumenti sulla pasta secca dal produttore al distributore in Italia erano state fra il 19% e il 50%, mentre le grandi catene di supermarket erano riuscite fino ad ora ad assorbire in parte o quasi del tutto (secondo i casi) i rincari più forti. Ma proprio l’attacco sferrato da Vladimir Putin minaccia di far saltare questo fragile equilibrio.

Poi il rincaro del gas, perché naturalmente non c’è solo quello naturale, il cui prezzo in Europa è subito salito del 30% questa mattina e sembra destinato a rimanere alto finché la guerra e le tensioni geopolitiche non saranno alle spalle. A partire dal gas, ma non solo, il conflitto voluto da Putin avrà un impatto in particolare proprio sui prezzi del cibo. Gianluca Lelli, amministratore delegato di Consorzi agrari d’Italia e capo dell’area economica di Coldiretti, ricorda che dall’Ucraina l’Italia ha acquistato l’anno scorso poco più di un milione di tonnellate di grano tenero (il 20% delle importazioni). Questo ammanco per il futuro prevedibile farà salire i prezzi proprio della farine, del pane e dei biscotti, oltre che di certe paste di semola. Stamattina alla borsa delle derrate agricole di Parigi (Matif) il grano tenero ha fatto segnare un aumento del 16%.

Ma non è il solo prodotto direttamente coinvolto. L’Ucraina in particolare è anche un importante fornitore di mais di qualità per gli allevamenti italiani, un prodotto che già prima della guerra era rincarato fino al 50%. E questa mattina al Matif di Parigi si sono registrati aumenti di un altro 12%, a seguiti dei primi bombardamenti. La guerra dunque è destinata a produrre direttamente un impatto al rialzo sui costi anche delle carni e del latte in Italia.

Deborah

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