Un team di ricercatori l’ha identificata in una dozzina di pazienti: ha 46 mutazioni e 37 delezioni, ma ancora non è sotto investigazione dell’Oms


FRANCIA. Scoperta nel sud della Francia una nuova variante “super mutata” della SarsCoV-2, il cui nome in codice nel database genetico internazionale GISAID è B.1.640.2 (Pangolin lineage). Gli scienziati che l’hanno individuata (dell’IHU Méditerranée Infection, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Laboratoire de Biologie Médicale SYNLAB, dell’Università di Aix-Marsiglia e dell’istituto INSERM, coordinati dal professor Philippe Colson dell’Institut de Recherche pour le Développement) hanno deciso di soprannominarla IHU, ma – riferisce Fanpage – non fa ancora parte delle varianti sotto investigazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, in quanto mancano ancora troppi dati per sapere quanto sia effettivamente trasmissibile, aggressiva e/o in grado di eludere gli anticorpi neutralizzanti, sia quelli indotti dal vaccino anti Covid che quelli legati a una precedente infezione naturale. Inoltre – si legge – non sta dimostrando una significativa capacità di diffusione, dato che al momento è riportata soltanto in una dozzina di casi in Francia, tutti legati a un paziente zero proveniente dal Camerun.

Dall’analisi è emerso che la nuova variante B.1.640.2 è persino più mutata della Omicron, principale responsabile dell’attuale ondata di contagi. Sono state infatti rilevate 46 mutazioni e 37 delezioni, con 30 sostituzioni di amminoacidi e 12 delezioni. Fra esse, 14 sostituzioni di amminoacidi e 9 delezioni si trovano sulla proteina S o Spike, il grimaldello biologico sfruttato dal coronavirus SARS-CoV-2 per legarsi alle cellule umane, rompere la parete cellulare, riversare all’interno l’RNA virale e avviare la replicazione, il meccanismo che determina la malattia (chiamata COVID-19). Il ceppo è “parente” della vecchia variante B.1.640.1, dalla quale differisce per 25 sostituzioni nucleotidiche e 33 delezioni.

Tra le sostituzioni di amminoacidi più significative di “IHU” rilevate dal professor Colson e colleghi vi sono la N501Y e la E484K, entrambe presenti in varianti di preoccupazione. Ma non significa automaticamente che essa sia più trasmissibile ed elusiva, anche perché combinazioni di mutazioni possono “annullarsi” o comunque essere poco vantaggiose per il patogeno. Il fatto che al momento è stata rilevata solo in pochi pazienti è sicuramente un dato significativo, considerando che il primo caso è stato segnalato circa un mese fa. Saranno comunque necessari ulteriori studi per determinare tutte le caratteristiche della variante e le potenziali minacce; solo allora l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) deciderà se metterla sotto la lente di ingrandimento o meno.

 

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