L’indagine va avanti per accertare se ci sono altre motivazioni, oltre alla droga, dietro il terribile fatto di sangue avvenuto la notte di Natale nei pressi del terminal. Dagli interrogatori e dal racconto dei testimoni si cercano le ragioni di una tragedia insensata


CAMPOBASSO. Omicidio di Cristian Micatrotta, Campobasso si stringe intorno allo strazio della famiglia del 38enne geometra di Campobasso. Ucciso nella notte di Natale, con una coltellata alla gola, in via Vico, in corrispondenza della rotatoria situata vicino al terminal degli autobus.

mica“Un ragazzo buonissimo”, così lo ricordano gli amici e i conoscenti. Una grande passione per il calcio, che seguiva, lui grande tifoso del Campobasso. E che praticava, da portiere in una squadra locale. Tifosi del ‘Lupo’ che hanno portato una sciarpa sul luogo della tragedia, dove c’è anche un mazzo di fiori. “Mai ci saremmo aspettati una notizia così – il loro messaggio per Cristian sul gruppo Facebook Passione Rossoblù – che lascia un vuoto incolmabile in chi lo ha conosciuto. Che riposi in pace e tifi la sua squadra da lassù”.

Cosa c’è dietro l’accaduto – da tanti anni Campobasso non era scossa da un fatto di sangue così grave – se c’è altro, oltre a questioni legate alla droga, com’è trapelato nell’immediatezza dei fatti, potrebbe emergere dall’interrogatorio di garanzia al quale Giovanni De Vivo, il 37enne del capoluogo, ex dj, accusato di omicidio volontario, sarà sottoposto domani nell’aula della Corte d’Assise del Tribunale di Campobasso. Interrogatorio che inizierà alle 10, insieme all’udienza di convalida del fermo, davanti al Gip Veronica D’Agnone.

Sempre nella giornata di domani il sostituto procuratore Elisa Sabusco, che coordina l’indagine, affiderà l’incarico per lo svolgimento dell’autopsia sul corpo della vittima. Intanto le indagini proseguono, per ricostruire in tutti i dettagli dell’accaduto. Cristiano, per gli amici Cristian Micatrotta, il 24 dicembre non era solo in via Vico. Una lite sfociata in tragedia, a pochi passi dalla casa di Giovanni De Vivo. Gli inquirenti vogliono capire perché l’uomo aveva con sé il coltello e perché ha colpito Cristian. Ferito così gravemente da non poter essere salvato, quando i soccorsi sono arrivati sul posto. Prima del trasporto in ospedale, dove il giovane è arrivato già privo di vita.

Determinanti, per le indagini condotte dai carabinieri di Campobasso, anche le testimonianze delle due persone che erano con la vittima e che hanno assistito alla tragedia, ascoltate dai carabinieri e dal pm Sabusco in caserma già nelle ore successive all’omicidio.

Sembra che i tre abbiano suonato a casa di De Vivo. Cosa è successo dopo e perché è spuntato quel coltello è ciò che gli investigatori stanno cercando di accertare. Al momento, secondo la ricostruzione fatta dalla Procura, il contrasto sembra sia legato all’acquisto di un modesto quantitativo di droga. Non è ancora trapelato, invece, se la scena è stata ripresa da eventuali telecamere di videosorveglianza della zona.

A difendere Giovanni De Vivo l’avvocato Mariano Prencipe, che domani sarà con lui e che ha fatto sapere di non aver potuto oggi incontrare il suo assistito, rinchiuso nel carcere di Benevento, “perché la sala colloqui è chiusa, cosa indegna di un paese civile”, le sue parole.

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