Parte domai la tre giorni di dialogo sulla specifica esperienza. Organizzano la Diocesi guidata dal Vescovo Bregantini e suor Margherita, l’eremita di Sant’Egidio, sul Matese.

Da domami a sabato 19 nel Santuario di Castelpetroso si svolgerà il primo convegno degli eremiti presenti in tante regioni italiane.

Si partirà domani, giovedì, con un fraterno dialogo sulla specifica esperienza. Ogni eremita racconterà la sua storia, le motivazioni che lo hanno portato a scegliere questa singolare chiamata del Signore. Perché e come vi ha risposto e la descrizione del luogo dove svolge la sua ascesi e il servizio alla Chiesa. Dopo i Vespri solenni in Basilica, alle 17, sarà come una preziosa prima verifica, molto importante, perché darà il tono a tutto il convegno. Infatti, la riflessione conseguente ripercorrerà le domande che nasceranno da questo iniziale racconto di vita. Soprattutto sarà utile verificare il comportamento degli eremiti italiani, durante la fase acuta della pandemia.  

Saranno presenti alcune donne consacrate in questa particolare forma di vita. Anch’esse potranno narrare la loro scelta, precisando gli indirizzi futuri, secondo il loro tipico carisma. Si tratterà dunque di un piccolo Cammino sinodale specifico. Proprio come ha chiesto papa Francesco, che, nell’indizione del sinodo mondiale del 2023, ha chiesto a tutte le categorie e carismi ecclesiali di fare un serio esame di coscienza, per redigere precise proposte migliorative. Così fanno anche questi fratelli e sorelle eremitiche.

La giornata successiva, venerdì, si aprirà con la messa del mattino alle 7, festa della grande santa, una figura geniale, suor Ildegarda di Bingen, mistica tedesca del XII secolo, che ci ha fatto riscoprire il gusto dell’armonia e la forza risanante della medicina, tramite le erbe degli orti presenti alle nostre latitudini. Ildegarda parlerà della  Viriditas, cioè l’essere sempre aperti alla speranza, guardando la vita dal verde della primavera e non dalla stanchezza accidiosa dell’autunno dalle foglie secche.  

Poi seguiranno le riflessioni bibliche, con due Lectio, di forte valore spirituale. La prima sarà tenuta dal Vescovo GianCarlo Bregantini, che è l’organizzatore ufficiale del convegno nazionale, insieme a suor Margherita (eremita all’eremo sopra Bojano, dedicato a sant’Egidio). In specifico, la riflessione biblica affidata al Vescovo verterà sullo stile del profeta Elia, che culmina nell’incontro con la brezza dello Spirito, che parla di Dio, quella che è la primaria vocazione ecclesiale di ogni eremita: parlare con voce soave, portare speranza e luce, ravvivare la freschezza di primavera (viriditas) che c’è nel cuore delle cose, ridare il gusto del silenzio, mettere Dio al primo posto, perché allora tutte le cose andranno al loro giusto posto.

Nel pomeriggio ci sarà la lectio dell’eremita Mirella Muià, che viene da Gerace, in Calabria, la sede precedente del Vescovo GianCarlo, che l’ha scoperta e le ha dato la consacrazione di Eremita. La Locride infatti, negli anni dell’episcopato di Bregantini, aveva creato la costellazione degli eremi, insieme alla costellazione delle cooperative sociali ed agricole. Così la mattinata seguente, parlerà il biblista don Michele Tartaglia, sulla figura della profetessa Anna, insieme alla eremita Lidia Curcio.  Ogni relazione sarà sempre dialogata, con le domande degli eremiti, interessati a capire sempre meglio la voce del Signore e la collocazione della vita eremitica nel nostro tempo.

I lavori termineranno domenica mattina, con un triplice messaggio, rivolto in primo luogo a tutti gli eremiti in Italia, come incoraggiamento e vicinanza. Poi alle Chiesa italiane, perché si aprano a questa nuova feconda vocazione. Infine, alla società tutta, anche al mondo politico, poiché la presenza degli eremiti è di fatto un forte baluardo di custodia del Creato, sempre più ferito purtroppo da eventi calamitosi, proprio perché nessuno più sa custodire questa nostra terra.

Il raduno è dunque un invito premuroso e chiaro ad accrescere nell’orario delle nostre giornate i tempi di silenzio e di preghiera, ad essere realmente prossimi dei poveri, proprio perché l’eremita conosce la durezza della povertà e del lavoro manuale. “Per noi, in diocesi e in Molise – scrivoo dalla Curia – è un evento di grande portata pastorale e culturale. Ci aiuta anche nella riflessione sulle aree interne. Gli eremiti, infatti, compiono il segno opposto alla fragile cultura odierna che tende a abbandonare i nostri borghi, creando lo spopolamento. L’eremitismo, invece, è l’antidoto: resta, ama, lotta per la custodia e valorizzazione di quelle terre abbandonate. Per rendere, tutti insieme, un vero giardino di grazia e di speranza”. Perché “L’eremita è lontano da tutti, per poi essere vicino a tutti. Sta da solo, perché nessuno resti solo”.

 

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