Colpito maggiormente il settore terziario ed aumentano i giovani che con un titolo di studio in mano, alla prima occasione utile, vanno via dalla loro terra
CAMPOBASSO. Una regione sempre più povera, in cui l’unica prospettiva è quella della fuga. E’ la percezione che si ha leggendo l’ultimo rapporto Istat sull’occupazione, ennesimo pugno in faccia alle speranze di rilancio di un territorio sempre più rilegato ai margini del Paese. Nel corso del 2020 si sono persi altri 1200 posti di lavoro, in particolare nel settore terziario, quello che ha risentito maggiormente delle conseguenze della pandemia sul tessuto economico e produttivo.
L’emergenza sanitaria ha vanificato ulteriormente le speranze dei giovani di trovare un lavoro nella loro terra. Si spiega così l’incremento di coloro che dopo aver raggiunto il traguardo di un titolo di studio superiore o un diploma di laurea, hanno lasciato il Molise. E continua inarrestabile il processo di spopolamento e di desertificazione in atto dagli inizi del 2000 e che nell’ultimo anno ha subito una accelerazione spaventosa: 4mila abitanti in meno dal 1 gennaio al 31 dicembre 2020, un numero che ha portato il dato della popolazione residente in Molise a circa 294mila unità. Un bilancio drammatico, destinato ad aggravarsi senza una seria assunzione di responsabilità da parte della classe politica, che appare al contrario concentrata solo nella conservazione di privilegi e rendite di posizione.
Da qui ai prossimi 20 anni l’orizzonte che si intravede è desolante: interi Comuni fantasma, in particolare nelle aree interne della regione. L’eccezione è rappresentata dalla zona costiera, su cui si conserva al momento l’unica speranza di una possibile inversione di tendenza. Ma una regione priva dell’identità di piccole comunità che costituiscono l’ossatura stessa del Molise, e soprattutto dell’entusiasmo, del dinamismo e della creatività dei giovani, evidentemente non ha ragione di esistere.
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