Alla fine il governo si arrende di fronte ai problemi che nel corso dell’anno non hanno trovato soluzione: su tutti la carenza di mezzi di trasporto pubblico e le classi pollaio. E il ministro Bianchi pensa che per arrivare al 100% della didattica in presenza si dovrà aspettare settembre


Il governo costretto a fare retromarcia rispetto era stato annunciato dal premier Draghi in occasione della presentazione del decreto sulle riaperture

Quella della scuola in presenza al 100% a partire dal 26 aprile era una soluzione “tecnicamente impraticabile” secondo i presidenti di regioni per due motivi: la capienza dei traporti pubblici ridotta al 50% per le normative anticovid e i limiti strutturali delle scuole italiane, che non consentono di rispettare le restrizioni con la presenza di tutti gli studenti.

E così il governo Draghi ha fatto retromarcia su quanto detto dal presidente del Consiglio durante la conferenza stampa di presentazione del decreto sulle riaperture dal 26 aprile.

Nella bozza del decreto Riaperture dal 26 aprile si legge quindi, come riportato dal quotidiano Today, che “le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica, affinché, nella zona rossa, sia garantita l’attività didattica in presenza ad almeno il 50 per cento, e, fino a un massimo del 75 per cento, della popolazione studentesca, e, nelle zone gialla e arancione, ad almeno il 60 per cento e fino al 100 per cento della popolazione studentesca. La restante parte della popolazione studentesca delle predette istituzioni scolastiche si avvale della didattica a distanza”.

La deroga alla scuola in presenza “è consentita solo in casi di eccezionale e straordinaria necessità dovuta alla presenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus SARS-CoV-2 o di sue varianti nella popolazione scolastica. I provvedimenti di deroga sono motivatamente adottati sentite le competenti autorità sanitarie e nel rispetto dei principi di adeguatezza e proporzionalità, anche con riferimento alla possibilità di limitarne l’applicazione a specifiche aree del territorio”.

Per asili, elementari e medie invece rimane tutto come previsto: “Dal 26 aprile e fino alla conclusione dell’anno scolastico 2020-2021, è assicurato in presenza sull’intero territorio nazionale lo svolgimento dei servizi educativi per l’infanzia, dell’attività scolastica e didattica della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado, nonché delle attività scolastiche e didattiche della scuola secondaria di secondo grado, almeno per il 50 per cento della popolazione studentesca”.