E saranno pronti prima dell’estate. Lo sostiene Rino Rappuoli, coordinatore della ricerca sugli anticorpi monoclonali di Toscana Life Sciences


Comunità scientifica alle prese con la revisione dei propri studi per far fronte agli effetti delle varianti Covid. Ma ecco che notizie rassicuranti giungono da Rino Rappuoli, coordinatore della ricerca sugli anticorpi monoclonali di Toscana Life Sciences, che spiega: “I nostri per fortuna appartengono ad anticorpi monoclonali di seconda generazione che riescono a neutralizzare anche le tre principali: varianti, inglese, sudafricana e brasiliana. Stanno per entrare in fase clinica di sviluppo e aspettiamo siano pronti prima dell’estate”.

“I monoclonali frutto della ricerca condotta in Italia – prosegue Rappuoli, secondo quanto riferisce TgCom24 – si differenziano dagli altri perché sono più potenti di altri oggi disponibili, ad esempio quelli usati per Trump, che hanno bisogno di essere infusi solo per via endovenosa in grandissima quantità”.
Questo significa “che dei nostri ne servono molti meno e quindi sono meno costosi. Inoltre possono esser fatti con un’iniezione fatta ovunque, senza necessariamente andare in ospedale”.

Sviluppati in laboratorio a partire da anticorpi di convalescenti – precisa il microbiologo – “i monoclonali sono la prima cura che sarà a disposizione contro il Covid, perché antivirali specifici arriveranno solo in seguito. Dovrebbero esser dati alle persone più a rischio, appena ricevuta la risposta positiva al tampone. Prima vengono dati e meglio è”.

Rispetto ai tempi di quelli in sviluppo presso i laboratori di Toscana Life Sciences, conclude: “Stiamo iniziando ora le prove cliniche. Siamo fiduciosi che andranno bene, perché i dati che abbiamo finora sono buoni. Ma fino all’ultimo non si può dire l’ultima parola”.

 

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