Sei dirigenti del reparto di Medicina dell’ospedale di Campobasso, attualmente cluster Covid, scrivono all’Asrem: promiscuità tra i reparti con forte rischio di contagio e condizioni di lavoro insostenibili. E in assenza di risposte minacciano le vie legali. A Isernia preoccupa il caso di una donna trovata positiva in Ostetricia


CAMPOBASSO. Promiscuità tra le varie zone dell’ospedale con forte rischio di contagio Covid e condizioni di lavoro iperstressanti, che hanno portato i medici del Cardarelli a una condizione di burnout, ovvero di esaurimento.

È quanto si legge in una lettera firmata da sei dirigenti medici – che si definiscono ‘superstiti’ – del reparto di Medicina Interna dell’ospedale di Campobasso, indirizzata ai vertici Asrem, dove si chiedono risposte certe senza le quali – senza troppi giri di parole – ci si riserva di adire le vie legali. È una situazione di esasperazione, quella messa nero su bianco dai medici, che raccontano come negli ultimi due mesi il carico di lavoro sia praticamente diventato insopportabile.

In riferimento all’attuazione delle procedure aziendali finalizzate alla gestione e al contenimento del cluster nel reparto di Medicina, i sei camici bianchi fanno presente “l’impossibilità strutturale ad allocare i pazienti attualmente negativi in ambienti singoli (numero di stanze insufficiente per 20 pazienti, con l’aggravante che alcune di esse hanno il bagno in comune). A ciò si aggiunge l’indisponibilità di spazi da destinare ad aree grigie (assenza di stanze singole con bagno annesso e di aree contigue da utilizzare per la vestizione/svestizione degli operatori sanitari)”.

“Gli scriventi – si legge nella lettera indirizzata al direttore generale Asrem Florenzano e alla direttrice sanitaria Maria Virginia Scafarto – si domandano se il reparto di Medicina sia da considerarsi al momento Covid-free, idoneo cioè ad accettare i pazienti che continuano a provenire dal Pronto Soccorso. Si fa presente, a tal proposito, che quotidianamente continuano a positivizzarsi pazienti cosi come medici, infermieri e personale ausiliario in servizio presso la nostra Unità operativa.”

“Grave” la situazione “in cui versa il personale sanitario dell’Unità operativa complessa di Medicina da circa 2 mesi – scrivono sempre i sei medici – a seguito dello scorporo di 4 medici dall’organico (per consentire l’apertura dell’Unità operativa semplice Covid-Anziano Fragile), giustificato con la riduzione ‘ufficiale’ del posti letto (da 38 a 20), che di fatto non è mai avvenuta. Il numero dei degenti è stato costantemente superiore a quello previsto, con l’aggravante di dover assistere pazienti appoggiati nei vari reparti ospedalieri che comporta un ulteriore rischio di promiscuità, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Inoltre al momento 4 medici, 10 infermieri e un’ausiliaria in servizio presso l’Uoc di Medicina sono risultati infetti da Sars-Cov 2 (incluso il direttore e la coordinatrice di reparto). Attualmente inoltre viene richiesto agli scriventi di assistere i pazienti Sars-Cov2 positivi allocati in aree Covid, creando di fatto ulteriori fonti di promiscuità e di alto rischio per il personale destinato ad aree Covid-free e dunque, perpetuando le condizioni che verosimilmente hanno contribuito alla sviluppo dei focolai noti”.

“È evidente – questo il passaggio più forte – che l’affaticamento che sta gravando in capo agli scriventi da oltre due mesi, si è ulteriormente acuito per le vicende in atto in questi giorni. I sottoscritti pertanto sono in preda a una condizione di burnout, che potrebbe avere delle ricadute devastanti. Si richiede, pertanto, un immediato riscontro alle problematiche evidenziate. Ove tale istanza non avesse un tempestivo riscontro, gli scriventi si riservano di adire le vie legali”.

La gestione dell’emergenza epidemiologica, insomma, continua a creare disagi ad ambo i lati della barricata: medici costretti a fare i salti mortali e pazienti che necessitano di cure – anche no Covid – senza ricevere un’assistenza adeguata per mancanza di personale e di strutture adeguate.

Nella giornata di oggi, anche all’ospedale Veneziale di Isernia è stata segnalata una situazione ‘sospetta’: quella di una donna che, dopo il parto, è stata ricoverata in Ostetricia ed è poi risultata positiva. La denuncia pubblica viene dall’avvocato Vincenzo Iacovino, legale del Comitato ‘Verità e dignità vittime Covid-19’, che come il personale sia stato in contatto con la paziente e col neonato. Da quanto appreso da isNews la donna è stata trasferita al Cardarelli.

Ma Iacovino si chiede come sia potuto accadere: “O la partoriente era già positiva e ha avuto accesso in reparto senza una preliminare verifica della positività o ha contratto il Covid in reparto. In entrambi i casi la vicenda sarebbe gravissima”. Ma non è da escludere anche che la donna si sia positivizzata dopo aver già fatto un tampone con esito negativo. In ogni caso, dopo il contatto con il personale sanitario, il rischio di infettare il reparto non può essere escluso, con tutti i problemi ce ne deriverebbero.

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