Il viceministro della Salute si dice realista e parla di misure di contenimento da osservare ancora per molti mesi. Intanto l’Iss osserva: numeri simili a febbraio, ma ora l’epidemia è diversa


Prima la notizia dello stop, poi le rassicurazioni. La gestazione del tanto atteso vaccino anti-Covid non si presenta affatto semplice e al fronte dell’ottimismo espresso da alcuni, c’è la cautela e il “realismo” del vice ministro della Salute Pierpaolo Sileri, secondo cui – riferisce TgCom24 – “il vaccino non vi sarà prima della metà del 2021″.

“La normalità – ha spiegato il vice di Speranza – si avrà qualora il coronavirus dovesse mutare in una forma a noi favorevole, oppure quando raggiungeremo un’immunità di gregge, ma con i numeri che abbiamo servirà tempo. Credo che il prossimo anno avremo ancora la necessità di doverci proteggere. Non dimentichiamo che questo virus colpisce in maniera severa gli anziani e coloro che hanno delle patologie pre-esistenti, sono loro che dobbiamo proteggere finché il virus circola”.

QUARANTENA. Resta dunque d’obbligo la quarantena, tuttavia con l’apertura all’ipotesi di una diminuzione dei giorni della stessa. “Un buon compromesso – ha quindi commentato Sileri – sarebbe fare 7 giorni di isolamento e poi il tampone”.

SCUOLA. Non poteva mancare un cenno sulla questione scuola, la cui riapertura è imminente e per alcune zone è addirittura già riiniziata: “Sarà fondamentale – ha detto sempre a TgCom – la fase di sorveglianza. Ma non credo ci sarà una seconda ondata come l’abbiamo vissuta a febbraio e marzo”.

ELEZIONI. Infine, sul voto Sileri ha concluso: “A votare si va in sicurezza, perché si entra in un ambiente protetto, con determinate regole, personale addetto a vigilare. Sarà molto più facile controllare distanziamento, mascherine, gel igienizzante. Il voto procederà con estrema sicurezza e con estrema normalità”.

Intanto, si registra anche l’intervento dell’Istituto Superiore di Sanità: “Sebbene il numero di casi riportato giornalmente sia numericamente simile a quanto rilevato alla fine di febbraio 2020, la fase epidemiologica è completamente diversa”.
Poi, dinanzi al fatto che nonostante l’aumento dell’incidenza la trasmissibilità dei casi non è cresciuta molto, l’Iss ha aggiunto: “Questo dato suggerisce che il grande lavoro svolto dai servizi territoriali ha contenuto la diffusione del virus”.

 

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