Così si legge nelle Linee Guide pubblicate dal Miur: la “precondizione” per tornare tra i banchi è l’assenza di sintomi “nei tre giorni precedenti”. E vale per studenti e personale
ROMA. È ormai chiaro che l’anno scolastico 20/21 non sarà uno come gli altri: il rischio di una seconda ondata di Covid-19 obbliga a introdurre regole ferree di prevenzione. Tra queste, ce ne è una forse anche troppo rigida: non si potrà andare a scuola con il raffreddore. Un divieto scritto nero su bianco nelle Linee Guida pubblicate ieri dal Miur. Apparentemente niente di strano, ma è una misura che potrebbe avere un impatto gigantesco.
“La precondizione – si legge nelle Linee guida – per la presenza a scuola di studenti e di tutto il personale è: l’assenza di sintomatologia respiratoria o di temperatura corporea superiore a 37.5°C anche nei tre giorni precedenti; non essere stati in quarantena negli ultimi 14 giorni; non essere stati a contatto con persone positive negli ultimi 14 giorni”. L’interpretazione più immediata della norma parrebbe quindi: studenti, insegnanti e amministrativi che hanno avuto la febbre o una ‘sintomatologia respiratoria’ non possono presentarsi a scuola nei tre giorni successivi.
Un divieto chiarito e ribadito anche nelle “Cinque regole per il rientro a scuola in sicurezza”, contenute sempre nelle Linee Guida: “Se hai sintomi di infezioni respiratorie acute (febbre, tosse, raffreddore) parlane subito con i genitori e NON venire a scuola”. E se il sintomo si manifesta quando ormai si è tra i banchi, scatta l’isolamento, con procedure che le scuole sono tenute a mettere a punto entro settembre. “Torniamo a scuola più consapevoli e responsabili: insieme possiamo proteggerci tutti”, è il giusto motto. Ma rimane il dubbio: impedire che i bambini prendano un raffreddore sarà praticamente impossibile, per non citare le allergie.
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