Il Commissario ad acta sfodera i dettagli del progetto in grado di rilanciare il sistema ospedaliero del Molise: il nosocomio frentano destinato ad entrare nella rete delle 52 strutture I.R.C.C.S nazionali per le malattue infettive e diffusive. Ecco i punti salienti del piano che sarà sottoposto oggi al voto dell’aula del consiglio regionale 


CAMPOBASSO. Il colpo di scena arriva in apertura del consiglio regionale monotematico chiamato a pronunciarsi sull’attivazione del Centro Covid e del Dipartimento extraregionale di Malattie Infettive al Vietri di Larino. Il progetto di fattibilità che dovrà essere inoltrato al Ministero della Salute, così come richiesto nella specifica circolare inviata lo scorso 29 Maggio, è pronto.

La relazione a firma del commissario è stata trasmessa per conoscenza al governatore e al consiglio regionale, a cui oggi è richiesto di esprimersi – come dichiarato dal consigliere del PD Vittorino Facciolla in apertura dei lavori – con “un atto di indirizzo chiaro, per dare seguito alla volontà espressa da 118 sindaci del territorio regionale”.

La relazione a firma di Giustini, oltre a ribadire gli elementi per i quali si ritiene che il nosocomio frentano possegga tutti i requisiti strutturali richiesti per diventare Covid Hospital regionale e successivamente dipartimento extraregionale per la cura delle malattie infettive, specifica che l’obiettivo finale è quello del “I.R.C.C.S. per le malattie infettive e di diffusive” che vada ad aggiungersi alle 52 strutture pubbliche e private esistenti per specifiche materie sul territorio nazionale.

“L’ipotizzato I.R.C.C.S. per malattie infettive e diffusive, Vietri di Larino – scrive Giustini – si pone in rete con l’istituto di malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, Sacco di Milano e Cotugno di Napoli”.

La proposta progettuale del commissario ad acta prevede nello specifico di ricavare nel primo piano della struttura, dove già sono presenti 5 posti letto di terapia intensiva, altri 5 posti allocati in degenze doppie con spazio utile di circa 50 mq. Sempre nella stessa area della struttura ospedaliera, dove attualmente sono presenti le sale operatorie, è possibile collocare altri 4 posti di terapia intensiva in degenza multipla, lasciando comunque attive una sala operatoria complessa ed una per piccoli interventi.

Per 5 dei posti in terapia intensiva c’è bisogno di un ammodernamento tecnologico delle apparecchiature; mentre per tutti i nuovi 9 posti previsti c’è bisogno di installare nuove apparecchiature tecnologiche. Per quattro dei 9 nuovi posti di terapia intensiva è necessario un intervento di riorganizzazione distributiva ed impiantistica.

La proposta prevede, inoltre, l’attivazione, sempre nell’area ad alta complessità, di 20 posti di terapia semintensiva in degenze doppie già predisposte, dotate di servizi igienici, senza necessità di interventi murari ma con ammodernamento tecnologico delle apparecchiature. A servizio di tutta l’unità operativa dovrà essere fornita l’attrezzatura mobile di emergenza. 

I tempi di realizzazione degli interventi previsti per l’utilizzo di tutta l’area ad elevata complessità è di 60 giorni.

In definitiva la struttura si preseterebbe perfettamente a gestire pazienti ad alta complessità nell’ambito delle malattie infettive. Infatti per le sue dotazioni che vanno dalla terapia intensiva alle sale operatorie, dalla radiologia alla dialisi, dal laboratorio di analisi al centro trasfusionale, dal pronto soccorso alla camera iperbarica, dal centro antidiabetico all’UDI e ultimo, ma non per importanza, alla riabilitazione (20 posti attuali) anche di carattere pneumologico, l’ospedale può gestire il paziente Covid-19 in tutto il suo percorso.