Nais Gentile, legale di otto soggetti coinvolti nella maxi operazione antidroga, mira a fornire una diversa interpretazione dei fatti contestati dalla procura. Necessario l’approfondimento delle oltre 5mila pagine del faldone d’inchiesta
CAMPOBASSO. Si sono avvalse della facoltà di non rispondere, durante gli interrogatori di garanzia, andati in scena in videoconferenza per l’emergenza coronavirus, tre delle persone coinvolte nella maxi inchiesta antidroga denominata ‘Piazza Pulita’, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Campobasso e sfociata nei giorni scorsi in arresti, sequestri e perquisizioni ad opera delle forze dell’ordine.
Una strategia difensiva, dettata anche dalla necessità di approfondire le oltre 5mila pagine che costituiscono il corposo faldone d’inchiesta.
Da un primo studio del carteggio – riferisce l’avvocato Gentile – “le accuse sono costruite per la gran parte su tutta una serie di intercettazioni sulla cui interpretazione bisognerà approfondire”.
La vicenda è complessa, come affermato anche dal procuratore D’Angelo, “ma le cose – a parer del difensore – potrebbero essere andate diversamente”.
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