Il professor Pasquale Di Nezza alla guida di una ricerca su nuove informazioni relative all’universo primordiale


di Camillo Pizzi

ISERNIA. Dopo un periodo di blocco delle attività a causa dell’emergenza Covid-19, sta lentamente ripartendo il grande laboratorio internazionale di fisica del Cern (l’Organizzazione europea per la ricerca nucleare) che ha sede in Svizzera, a Ginevra.

Al suo interno, il più grande acceleratore di particelle mai costruito, il Large Hadron Collider (conosciuto con l’acronimo LHC), sta riprendendo i suoi lavori di aggiornamento per poi ripartire, nel 2021, ancor più potenziato, alla ricerca di ulteriori informazioni sul “Big Bang”. E un nuovo progetto, che potrebbe portare a scoperte di straordinario interesse, è nato negli ultimi mesi, interamente sviluppato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) sotto la guida del Project Leader, il fisico nucleare isernino Pasquale Di Nezza.

“L’idea di un acceleratore di tale tipo è di far collidere particelle in modo da generare condizioni simili a quelle vicine al Big Bang e creare nuove particelle da cui estrarre le informazioni per capire il funzionamento della materia e dell’Universo. Un nuovo sistema, però, sta vedendo la luce in questi mesi. Frutto di uno sviluppo andato avanti negli ultimi tre anni – spiega lo stesso Di Nezza da Ginevra –, il nuovo sistema non fa scontrare particelle tra di loro, ma l’urto avviene con un gas, appositamente scelto e preparato, iniettato in un preciso punto dell’acceleratore. Questo innovativo sistema, dal nome evocativo di SMOG2, mai sperimentato prima all’LHC e in costruzione presso l’esperimento LHCb, permetterà di aprire una nuova frontiera in fisica. Si andrà dallo studio dei mattoni della materia, quark e gluoni, alla Materia Oscura, fino a poter sondare il Quark Gluon Plasma, stadio della materia presente nell’Universo Primordiale. I primi risultati sono attesi nel 2021-2022, dopo la ripartenza dell’acceleratore LHC.”.

Pasquale Di Nezza, che è anche docente di fisica presso l’università La Sapienza di Roma, è ormai da circa due mesi “bloccato” a Ginevra a causa della pandemia. Non poteva mancare, quindi, una considerazione sulla situazione Coronavirus in Svizzera.

“Sono qui da febbraio. A metà marzo il Cern ha chiuso gli accessi e da allora sto lavorando da casa osservando le buone regole di autoisolamento. Qui infatti la situazione è meno pesante che in Italia, dato che non c’è mai stato il lockdown e da sempre è possibile uscire senza nessuna limitazione”.

 

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