A rivolgersi alla magistratura un gruppo di cittadini, noti in politica, per il tramite degli avvocati Laura Venittelli e Rita Matticoli. Chiedono accertamenti sull’applicazione da parte di Toma della legge elettorale del Molise


CAMPOBASSO. Convinti che il governatore, con l’azzeramento della giunta in vista del bilancio, cui è seguito il ritorno a casa dei consiglieri regionali surrogati, abbia violato “la volontà popolare”, hanno presentato ricorso.

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Si tratta di un gruppo di cittadini di diverso orientamento politico che, per il tramite degli avvocati Laura Venittelli e Rita Matticoli, si è rivolto ieri al giudice ordinario di Campobasso “per chiedere di accertare se il diritto di voto esercitato alle ultime elezioni regionali di aprile 2018 abbia conseguito tutti gli esiti che la Costituzione vorrebbe: in particolare una rappresentanza proporzionale ai voti presi, esercitata da persone elette, in condizioni di svolgere il proprio mandato in modo libero e autonomo”.
In sostanza, ha chiesto un accertamento relativo all’applicazione della legge elettorale da parte di Toma.

“Lo ha fatto – si legge in una nota stampa – perché non poteva sopportare che la legge elettorale del Molise, la numero 20/2017, approvata a poche settimane dal voto, continuasse a fare scempio di quei principi di diritto. Quella legge, come si ricorderà, fu approvata, nonostante i numerosi appelli per una soluzione diversa, con una seduta fiume degna di miglior causa, da un gruppo di consiglieri accomunati dalla pervicace volontà di piegare le regole ai propri interessi elettorali. Il risvolto nefasto di questa legge si è manifestato proprio in mesi e negli giorni con una maggioranza di centrodestra, in buona parte illegittima ed un Presidente che, piegando la maggioranza ai propri diktat, ha fatto dimettere i suoi assessori per assicurarsi il voto sulla legge di Bilancio mostrando di condizionare la composizione dell’assemblea elettiva che dovrebbe controllare il suo operato.
La legge elettorale del Molise, infatti, oltre a prevedere una maggioranza del 60% a chi prende ‘un voto in più’, indipendentemente da una soglia minima di voti e, quindi, regalando ‘posti’ nonostante l’indirizzo contrario, – prosegue la nota – sul punto, della Corte Costituzionale, ha introdotto il meccanismo delle porte girevoli che comporta la ‘sostituzione’: se il consigliere diventa assessore viene sospeso dalle funzioni e al suo posto subentra come supplente il primo non eletto; se l’assessore viene revocato torna in Consiglio e il supplente va a casa. La sorte del consigliere supplente e del Consiglio dipende dal presidente della Regione che diventa il manovratore, a suo piacimento, del massimo organo della politica regionale, scegliendo ‘chi deve entrare e chi deve uscire’, così com’è successo in questi giorni.

E’ per questo che il ricorso al Giudice ordinario si è reso ancor più urgente, – conclude la nota – in un momento in cui la sospensione delle tante libertà rischiava di far passare in silenzio un atto di arroganza politica di chi, il governatore della Regione, pensa di poter utilizzare gli strumenti della democrazie a proprio uso e consumo. Il ricorso presentato contro tale normativa assurda vuole difendere la democrazia e la figura stessa del consigliere regionale che deve poter svolgere la sua funzione con libertà e autonomia di giudizio, come vuole la Costituzione italiana”.

Il ricorso è patrocinato dalle avvocate Laura Venittelli e Rita Matticoli e vede firmatari i cittadini: Laura Venittelli, Giuseppe Astore, Giuseppe Puchetti, Antonio Vesce, Alessandro Aceto, Davide Apollonio, Ovidio Bontempo, Rocco Tommaso Cappella, Maria Teresa D’Achille, Giuseppe Libertucci, Pasquale Marcantonio, Roberto Pano, Alfredo Puntillo, Oreste Scurti, Antonio Sciandra, Luciano Sposato e Giuseppe Vaccaro.

 

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